IL TONNUTO©     

PERIODICO D’ACQUA DOLCE - Anno VIII -  N° 71  – MARZO 2007 

 

 

 

IN QUESTO NUMERO TROVATE:


Brevi sullo SPACE… ora siamo in due con
 www.myspace.com/iltonnuto  + www.myspace.com/faz70
 

FaZ vi spiegherà come aprirvi uno SPACE tutto vostro

Parodi & Python in concerto, e noi c’eravamo!!

Giuni Russo  e  Gipsy King    by FaZ

Bryan Adams   visto da Steve66

“My name is Buddy” nuovo lavoro di Ry Cooder
+   Essential  Paul Ellis   by Mauro

La bussola di Faz…

Altre piccole e buone nuove!!!

I viaggi di Mr. Rho Nando

 

 


 

 

 

 

 

SPECIALE

DAVID MASSENGILL

FOLK D’AUTORE

DAVID MASSENGILL  DA    www.davidmassengill.com

 

Una sorpresa.

La musica è stupenda perché ci nasconde, come misteri da svelare, tanti dei suoi migliori artigiani.

Con l’amico Faz siamo sempre sulle tracce di qualcosa di nuovo, che ci appassioni, che ci emozioni.

E’ stato così un caso & la solita curiosità che mi hanno portato sulle orme di David Massengill.

Un ascolto casuale dal sito www.allmusic.com  ed eccomi catapultato in un mondo che, fino a venti giorni fa nemmeno immaginavo potesse esistere.

Al primo ascolto della sua “On the road to Fairfax County”  (da COMING UP FOR THE AIR – 1992) sono rimasto letteralmente folgorato. Una canzone magnifica, una voce particolare, un suono pulito, deciso. Magnifico.

Così sono entrato in sintonia con una autore che si trova sulla stessa via dei miei eroi preferiti, proprio lì dove le strade di Eric Adersen, Phil Ochs, Jim Croce ed altri miti del folk si incrociano.

Massengill nato nel 1951 in quel di Bristol (Tennessee) si trasferisce negli anni settanta al Village di New York, lì dove il culto del cantautorato è nato. Le strade sono quelle che videro l’esordio del giovane Dylan, cullato da Fred Neil e guardato a vista da Dave Van Ronk.

E proprio in un locale lì nella Grande Mela Massengill ha mosso i suoi primi passi come folk-singer; cantando sera dopo sera al “Cornelia Street Caffè” la sua fama si è via via alimentata.

Voleva essere un emulo di Woody Guthrie il giovane David Massengill. La strada non era per niente facile ma, lui si è messo di buzzo buono ed alla fine ha raggiunto il maestro.

La sua fama è circoscritta, vero, ma la sua è musica di qualità pura ed assoluta. Lui è il moderno prototipo del vero folk - singer,  non semplici imitazioni e nemmeno  biechi tentativi esclusivamente commerciali. Massengill è la sintesi del meglio del meglio. Raramente ho sentito canzoni così ben scritte e musicate.  Se vi chiedo di fidarvi sulla parola lo faccio in capo al monte di canzoni che ho ascoltato e che mi hanno regalato più o meno buone emozioni.

Le canzoni di David  sono accompagnate spesso  dal magico suono del suo dulcimer dei monti Appalachi. Uno strumento strano, inconsueto e che, unitamente alla chitarra e all’armonica, sono le sue “armi da battaglia”. Le sue canzoni sono composte nella maggior parte dei casi partendo da spunti tratti proprio dalla vita reale. Ci sono racconti riportati da discorsi fatti in famiglia, da racconti di amici, da esperienze comuni.

Così l’universo cantautorale dell’autore è popolato non già da personaggi illustri e lustrini, bensì da personaggi in cerca di identità, da orfani, da semplici bambini, da fuggiaschi, carcerati, personaggi comuni e da quanti, insomma, per colpa o sfortuna inseguono sempre un sogno, un treno o, semplicemente una via di fuga. Sono loro quegli eroi che alla fine devono per forza farcela, altrimenti pagherebbero con l’unico prezzo per loro possibile: la vita. Prendete per esempio la storia narrata in MY NAME JOE dove l’immigrazione è un dramma o ancora le liriche di NUMBER ONE IN AMERICA e poi chiedetevi se questa possa essere considerata “semplicemente” musica.

Moltissime altre composizioni raccontano di fiabe e leggende ma, anche lì, la morale è sempre dietro l’angolo a spiegarci come, comunque, una possibilità ci sia sempre per tutti.

Massengill ha esordito discograficamente con delle registrazioni “casalinghe” & autoprodotte contenute negli album  GREAT AMERICAN BOOTLEG TAPE (1986) e THE KITCHEN TAPE (1987).

I due album sono  particolari: entrambi sono stati registrati da Massengill in maniera assolutamente spartana. Il secondo addirittura con il semplice utilizzo di un walkman. Roba di altri tempi, mi viene da dire; ma Massengill è veramente un folk-singer d’altri tempi.

Il primo vero disco registrato in studio è COMING UP FOR AIR  uscito nel 1992. E al primo disco “ufficiale” Massengill fa subito centro. Si tratta infatti di un disco splendido, pieno zeppo di canzoni che, a conti fatti, sono già dei classici del suo stile. Canzoni come  le tre che di filato aprono il disco, ossia MY NAME JOE, ON THE ROAD TO FAIRFAX COUNTY  e NUMBER ONE IN MAERICA sono, a parere di chi scrive, da 10 con lode.  La seconda, sopra le altre, come detto all’inizio, basta ascoltarla per quei 30 secondi che ALLMUSIC mette a disposizione per innamorarsene subito con il suo autore insieme.

Il disco d’esordio è la chiara dimostrazione che una nuova icona del folk è in circolazione, ed al Village se ne accorgono subito.

La produzione del disco d’esordio è affidata a Steve Addobbo che già aveva lavorato per produrre i primi due lavori della più quotata Suzanne Vega. Tutte le dieci tracce del disco portano la sua firma.

Nel 1995 esce THE RETURN il secondo disco di studio ufficiale della discografia di Massengill sempre con la sapiente produzione di Addobbo e sempre composto  interamente con materiale da lui stesso prodotto. E, manco a dirlo, è un nuovo capolavoro. Basta leggere alcune parti delle recensioni che hanno accompagnato l’uscita del disco pubblicate dal New York Times per rendersi conto dell’impatto notevole che il suo secondo lavoro ebbe nell’ambito musicale della Grande Mela.

THE RETURN contiene una canzone che (ascoltata per intero sul sito del cantante) colpisce al cuore: RIDER ON AN ORPHAN TRAIN. Una canzone magnifica, un testo splendido, come  forse solo poesia potrebbe essere.

Fedele alla regola del “uno disco nuovo ogni tre anni” ecco che, nel 1998, arriva il terzo disco, TWILIGHT THE TAJ MAHAL. Ormai consolidato lo stile, anche questo album è ricco di incantevoli ballate folk nelle quali la purezza delle liriche e la nitida bellezza delle melodie conquistano il cuore dell’ascoltatore. Esempi lampanti sono la canzone che titola l’album (veramente splendida) e SIERRA BIANCA MASSACRE impegnata nel testo e molto simile alle composizioni di denuncia e protesta di  Woody Guthrie. Molto bella anche NOTHING ma, alla fine, (seppure dopo un ascolto troppo breve delle singole tracce) devo concludere che non c’è una canzone tra le dodici che  compongono l’album che sia sotto una ottima media qualitativa. Anche in questo disco le composizioni sono tutte quante originali.

Passano questa volta quattro anni e, nel 2002, ecco il nuovo lavoro MY HOME MUST BE A SPECIAL PLACE. Il  nuovo lavoro si compone di quattordici canzoni: sopra tutte la title-track che potete ascoltare per intero nella sua monumentale bellezza collegandovi al sito www.davidmassengill.com ma bellissima è anche THE GIRL FROM NEBRASKA e MY HOMETOWN non è da meno. Insomma, un disco veramente bello e pieno zeppo di storie vita vissuta, ma vita reale,  descritta da chi l’ha vissuta o l’ha sentita raccontare. Da segnalare una comparsata di Willie Nile.

Di questo disco tornerò sicuramente a parlare nei prossimi mesi a venire.

Per chiudere il cerchio sulla discografia di Massengill  ecco nella primavera del 2006 arrivare il suo ultimo (per ora) lavoro in studio: WE WILL BE TOGETHER. Di questo disco, divenuto il mio disco favorito di questo inizio di  2007, troverete più sotto la completa recensione.

Ora mi preme sottolineare di nuovo l’assoluto valore della figura di folk-singer che Massengill ha assunto nel tempo in quel di New York. Il premio di miglior artista folk assegnato dalla New York Music Award è stato a suo appannaggio per ben tre anni consecutivi nel triennio 87/89 mentre a comprovare la validità del suo song-writing c’è il fatto che personaggi del calibro di Joan Baez e Nancy Griffith hanno inciso le sue canzoni. Il fatto che la Baez, a suo tempo musa ispiratrice del mitico Dylan, abbia onorato Massengill in questo modo è significativo di come la considerazione di cui gode questo artista sia notevole nel mondo dei musicisti stessi, i primi, in genere, a capire quel che veramente vale la pena stare ad ascoltare.

 

 

 

IL DISCO DEL MESE/1

DAVID MASSENGILL

“WE WILL BE TOGETHER”

By Mauro

 

WE WILL BE TOGETHER è l’ultima fatica discografica di David Massengill: arriva esattamente quattro anni dopo l’ottimo MY HOME MUST BE A SPECIAL PLACE  e conferma in tutto e per tutto la sua notevole e impareggiabile statura di autentico folk-singer.

E’ un disco che non troverete mai nei centri o iper centri commerciali; è uno di quei piccoli gioielli che dovete cercare come il Sacro Graal in quei pochi negozi di dischi che ancora resistono stoicamente alla grande concorrenza dei mastodonti commerciali. E’ prodotto dall’etichetta indipendente GADFLY RECORDS. Quindi… se l’idea vi piace, il personaggio vi intriga e la musica folk è il vostro pane quotidiano, beh, in questo caso dovete per forza darvi da fare per procurarvelo questo disco.

WE WILL BE TOGETHER è, allo stato attuale, il miglior disco che ho sentito in questo inizio di 2007 ed è entrato di diritto nella personale classica dei migliori di in assoluto. Un disco pieno zeppo di idee, e belle canzoni. Dura ben 76 minuti e presenta 19 nuove canzoni. Tutte sono composte dalla sapiente mano di Massengill, in due sole il nostro figura solo come arrangiatore (SOMEBODY ELSE NOT ME canzone di Bert Williams & TELL OLD BILL brano tradizionale): queste nuove composizioni rafforzano la convinzione che Massengill è un fine cesellatore di melodie, un artigiano di sopraffina poesia.

Il disco è prodotto dallo stesso Massengill in collaborazione con Mark Dann che nel disco suona chitarra elettrica, basso e mandolino.

Non posso fare a meno di citare il pianista Seth Farber; Seth è stato parte integrante del mitico WILLY DEVILLE ACOUSTIC TRIO IN BERLIN.

L’affollata foto di copertina già rende chiare le coordinate del disco. Una copertina bellissima che unisce, tutti insieme, personaggi in bianco e nero e personaggi a colori, una vita intera, fatta di passato e presente; “Staremo tutti insieme” è al tempo stesso il pensiero che si mischia nei volti che appaiono sulla copertina… anche chi è passato ad altra vita e non è più con noi, in questo modo è per sempre con noi. Copertina di quelle che si candidano ad essere quella dell’anno. Nel cartello stradale che indica la Via Dave Van Ronk c’è già tutto l’indirizzo della musica di David, e, sul retro del libretto del cd, in una vecchia foto, c’è ritratto un giovanissimo Massengill che posa insieme al suo eroe Dave Van Ronk.

Nelle note del libretto che accompagna il cd, e nel quale sono riportati tutti i testi delle canzoni, Massengill spiega l’idea che sta alla base del disco.

Il progetto di WE WILL BE TOGETHER nasce da sette progetti diversi che si sono ritrovati e fusi insieme proprio lì, nella Dave Van Ronk Street.

David aveva per la mente questi sette progetti: 1) produrre un tributo musicale a Dave Van Ronk, padre di tutti i folk-singer 2) regalare un tributo alla sua città natale, Bristol nel Tennessee 3) comporre una serie di  canzoni d’amore, che parlano  di San Valentino ecc.  4) scrivere un tributo all-singing all-dancing alla fiaba inglese di Jack and Beanstalk 5) comporre un tributo all’eroina delle fate Morgana 6) di seguito un tributo alla saga dei pirati 7) mettere insieme una manciata di canzoni di protesta post-moderne.

Alla fine tutti questi progetti sono confluiti nelle 19 canzoni del disco. Nonostante siano argomenti così spesso diversi tra loro, la bravura dell’artista li rende amalgama di un unico grande disegno. Così le fiabe si mischiano alla vita reale, gli alberi con le fate, l’amore con i pirati, la realtà con la fantasia.

Più lo ascolto questo disco, più mi rendo conto di quanta arte ci stia dietro. E’ un peccato che questo capolavoro non possa giungere ad una platea più folta qui da noi, nel Belpaese; mi devo limitare a confidare nel semplice passaparola degli appassionati di musica folk-oriented.

Ritornando a WE WILL BE TOGETHER il disco si apre con la canzone TO CLIMB A TREE che è una dichiarazione di intento, una dichiarazione di libertà assoluta, aiuta di sicuro salire su di un albero per liberare la mente da ogni pensiero: questa è la semplice terapia di Massengill. Ricordo lo stesso pensiero espresso in altre vesti dal grandissimo Leo Buscaglia in uno dei suo tanti libri.

A VALENTINE FOR HER HIGHNESS è una delle mie canzoni favorite in assoluto di questo disco. Una canzone bellissima per melodia e sussurrata ad arte da Massengill il coro in controcanto ed il pezzettino solo fischiettato dal suo autore rendono questa canzone una vera e propria dichiarazione d’amore. Stupenda.

Il terzetto iniziale si chiude con WE WILL BE TOGETHER che intitola tutto il lavoro. Piano e chitarra cesellano il giusto prima che David attacchi con la strofa iniziale pari pari al titolo. And when Don Quixote calls compadres to this side we will be together for the ride” e c’è spazio, pure, per Peter Pan e Robin Hood in queste strofe.

Con TALKING DAVE VAN RONK BLUES si  paga tributo al mitico Dave  a cui, si dice, Dylan rubò (ai tempi del Village) l’arrangiamento di “The house of the rising sun”. Van Ronk è stato un po’ il padre per molti giovani folk-singer ai tempi del Villaggi. Massengill, seppur arrivato leggermente dopo l’epoca d’oro del folk, gli rende omaggio a modo suo.

TELL OLD BILL è ritmata dal dulcimer di Massengill. E’ tratta da un vecchio brano tradizionale che David ha arrangiato da par suo.

FOREVER LOVE è una bellissima canzone d’amore dove madri con i propri neonati, lupi, delfini ed altri animaletti più o meno simpatici sono tutti insieme in nome di un amore universale. Un stile ormai classico di Massengill lo vede, in questi casi, modellare la propria voce in modo tale che il controcanto di  Lisi Tribble e Maggie Roche risalti e renda il tutto stupefacente per l’ascoltatore.

FAMILY REUNION  è una canzone inno per il rituale del ritrovo per il 4 luglio, festa dell’Indipendenza, ma è anche uno sguardo curioso, e assolutamente ironico su queste riunioni di famiglia. E’ chiaramente piena di riferimenti precisi ed assolutamente autobiografici.

RAINCHILD è la mia preferita in assoluto del disco. E’ tratta da un racconto di Bud Phillips e racconta la storia di un bambino portato dalla pioggia: parla di genitori che hanno perso il loro bambino piccolo e ora ritrovano, portato dalla Provvidenza questo piccolo, portato dalla pioggia. Un racconto (in origine) che, lavorato da Massengill,  diventa una poesia che diventa  una grande canzone. Capolavoro.

MORGANA THE PIRATE QUEEN & JACK AND THE BEANSTALK sono racconti che mischiano fate e pirati nel primo caso e fiabe classiche inglesi nel secondo. Due canzoni belle e semplici, due storie per piccoli o grandi piccoli.

C’è  poi il tempo per un ulteriore tavoletta sull’amore con SCRATCHEE GOES A-WOOING e un altro pezzo dedicato a Van Ronk con DAVE VAN RONK’S LAST CIGAR, “The great man took me under his wing” rendono ancor più chiaro il debito di Massengill, non tanto “fisico” quanto “artistico”.

SOMEBODY ELSE NOT ME è una divertente canzone tratta da un testo di Bert Williams ritoccato da Van Ronk e che Massengill si limita ad arrangiare e adattare a proprio uso.

A TREE ROMANCE è un altro piccolo capolavoro nel capolavoro. L’albero ritorna nei testi di Massengill e, non è mai per caso. Il controcanto  e il fischiettio riportano al medesimo piacevole refrain di alcune canzoni precedenti, con lo stesso successo.

KILLER KELLER’S LAST STAND è una piccola veloce ma poetica incursione nel mondo del football americano. Di forte presa.

PENLEY AT THE WHEEL è la stupenda canzone che Massengill dedica al signor Penley, che, era l’autista del suo scuolabus. Ragazzi, Massengill è grande anche per questo: ci racconta di eroi fuori dal comune, di eroi che sono personaggi comuni che fanno parte del nostro passato, che sono parte di noi e lo fa in maniera splendida. Non ho altre parole per spiegare cosa significhi questa canzone. Poesia e ricordi messi insieme per rendere omaggio ad un grande uomo comune.

THE FAIRY’S CODE regala ancora un bel pezzo al progetto sulle favole e sulle fate. Dolce, tenue e sussurrata.

THE GAMBLER-IN CHIEF e USED TO BE chiudono alla grande  un disco che è nel mio lettore da giorni e non se ne andrà da lì per un altro bel pezzo.

Massengill si prende, tra un disco e l’altro, il suo tempo. Un disco ogni tre o quattro anni è per lui il tempo necessario, ogni volta, a mettere insieme un capolavoro.

Lo consiglio a tutti gli amici dall’orecchio fino... in fondo.

 

 


 

 

 



NOI…CON VOI… SU MYSPACE

Come peraltro già comunicatoVi siamo sbarcati su MYSPACE.
Ribadisco che il sito www.iltonnuto.tk resta la nostra casa.
Lo spazio che abbiamo aperto sulla piattaforma myspace si è reso necessaria per meglio seguire i nostri amici musicisti nelle loro “scorribande artistiche”.
Come avrete visto, molti amici fra quelli che seguiamo dalle pagine
del TONNUTO ci hanno già raggiunto nel nostro nuovo spazio.
Vi aspettiamo in tanti… tutti su

www.myspace.com/iltonnuto

 



 

 

 


 

 

Speciale Corsica
Kallisté (la bellissima), come la chiamarono i greci

 

I MUVRINI

x  FaZ

I Paladini di  U Bella Terra
 

Sito internet:  http://www.muvrini.com/

 

Conobbi i mitici Muvrini circa 12 anni fa, durante il mio primo viaggio vacanziero nella più bella terra che abbia mai calcato: la Corsica.

Quell’anno girammo l’isola in senso antiorario su tutto il perimetro più un attraversamento trasversale anche sui monti. Ebbene mi ricordo di questa voce e delle sonorità associate che sentivo ripetutamente lungo i nostri spostamenti nei vari punti dell’isola, nelle stradine dei paesini intendo, non nei campeggi turistici. Mi incuriosì.  Durante gli ultimi giorni di vacanza salimmo in centro paese a Porto Vecchio. C’era quasi ressa in una via centrale. Sentii ancora questa voce. Questa volta il timbro di voce variava, era dal vivo. In un cortile c’erano i Muvrini in carne ed ossa. Notavo che  al grande numero dei turisti, tedeschi per la maggiore,  incuriosivano  ma per loro era solo folklore locale; al contrario,  percepivo un certo orgoglio tra gli ascoltatori corsi .  

Quel pomeriggio li ascoltai non più di 15 minuti, lo ammetto. Anche a me, da turista giovane, frenetico e forse superficiale, parevano un gruppo “per vecchi”.  Negli anni a seguire ritrovando in internet alcune tracce mi sono definitivamente ricreduto. 

Ogni volta che li ascolto mi trasmettono un non so cosa, di potente dentro, di selvaggio, di sincerità, di bellezza e semplicità. Non so spiegarmelo.  Sono canti misti tra la tradizione sarda, spagnola, francese ed araba.  Però forse proprio per questa dimensione così vasta di respiri musicali, aiutano a trasportare il pensiero in paradisi naturali, sicuri, accoglienti, adagiando la mente in tranquille culle.

 

Il gruppo I Muvrini (parola corsa di una razza di muflone) viene creato verso la fine degli anni settanta, da Jean-François ed Alain Bernardini sotto l'impulso del padre che insegna loro la polifonia tradizionale.  Il primo album esce nel 1979.

Le loro canzoni, distinte da testi orientati verso temi politici e sociali e da musiche che accolgono sonorità mediterranee, sono cantate principalmente in lingua corsa.

Il loro lavoro si situa in un contesto di salvaguardia del patrimonio corso, così con il guadagno delle vendite dei dischi,  aiutano a realizzare scuole che insegnano a ricordare la cultura dell’isola.

Nel 1985, il gruppo è famoso in tutta la Corsica ed inizia a farsi un nome in Francia partecipando, in particolare, alla primavera di Bourges. Gli album che seguono saranno tutti disco d'oro ed I-Muvrini diventano internazionali (Germania, Inghilterra, Italia, ecc..).

 

Il gruppo diviene praticamente ambasciatore musicale.

Dopo una quindicina di album ed oltre 25 anni di carriera, I-Muvrini continuano a difendere la Corsica e la sua lingua splendida che hanno saputo far scoprire attraverso la polifonia, associata a suoni più moderni, lanciando messaggi di speranza e pace, d'amore e tolleranza tra gli uomini.

 

Tra i loro vari CD vi segnalo “A strada” con uno dei loro cavalli di battaglia “U so micca venuti”,  la bellissima “Amsterdam” in francese, “Terre d’Oru” (Fields of gold) con  Sting  loro grande ammiratore e collaboratore, la splendida universale “Noi” con Lais, la calda “Senti u niolu”.

Segnalo anche il CD “Umani”, sempre con tante collaborazioni di artisti internazionali. Splendida sonorità arabeggiante in “A Jalalabad” o la canzone d’autore “Un sognu pè campà” o il pop di “Erein eta joan/Siembro y me voy”.

 

Insomma, in una frase… canzoni molto intime per star bene con sé stessi e con il mondo.

 


 

 

 


 

 

 

Speciale

JOHN RENBOURN

By  FaZ

La tradizione & la chitarra

 

Sito Ufficiale:              http://renbourn.camhosts.net/

Altro sito con tutti i suoi dischi:          http://www.john-renbourn.com/

 

 

Questo grande chitarrista (gli esperti lo danno come uno dei più grandi al mondo) legato alla tradizione del mondo anglosassone lo conobbi grazie ad un inserto di qualche anno fa di Avvenimenti. Era venuto, come spesso fa,  in Italia per un breve tour a presentare i suoi nuovi temi e lo avevano convinto a rilasciare un ‘incisione.  Ne era nata una  raccolta di alcune musiche tradizionali suonate con quella signorilità e classe che solo un grande ed esperto della chitarra come lui può.  Il CD è “Live in Italy” – La chitarra e le ballate celtiche di John Renbourn. 

Mi aveva davvero impressionato.

 

John nato nel 1944, mito in Inghilterra, inizia la vera attività a Londra negli anni 60.

 Fonda lo storico gruppo i Pentangle (dall'emblema sullo scudo di Sir Gawain nella storia del cavaliere verde) con Bert Jansch, famosi per aver iniziato il movimento del folk revival inglese.  

Si uniscono in tourneè anche con Jacqui McShee, ottima voce conoscitrice delle classiche cantate inglesi folk.

 Dal  decennio seguente in poi sempre più spesso invece gira il mondo con la sola compagnia della sua chitarra.  Interpreta la tradizione con molta originalità ed è dotato di una tecnica chitarristica assolutamente avvincente.    Ad oggi ha pubblicato circa 40 tra dischi e CD  !     

 Dal vivo dicono che diventa ancor più brillante e personale, lasciando grande spazio all’imporovvisazione ed all’inventiva.

 

Con la McShee incide il secondo CD in mio possesso "Sir John Alot" ovvero il suo primo vero album della carriera. Album molto dolce e dalle atmosfere medioevali.

Ora possiedo anche “The Nine Maidens” del 1985 ma reinciso nel 1997. Musica che incanta. Delicatissimo nel tocco delle corde.

  Tantissimi i CD che ha inciso ma ultimamente sempre più rare le uscite discografiche. Si limita a girare il mondo suonando con passione tutto il suo vasto repertorio reinterpretandolo nel modo più adatto alla giornata.

Nella sua carriera vanta collaborazioni coi Grateful Dead e James Taylor e partecipazioni ai folk festival americani più famosi come  il Newport Folk Festival. Suona al Fillmores, Carnegie Hall e al East and West. L’album migliore di questo periodo pare essere "Solomon's Seal".

La maggior parte dei CD li ha incisi con l’etichetta della Transatlantic. Ad oggi è legato invece alle etichette Sanctuary in Inghilterra (ripubblica materiale vecchio) e Shanachie in America per ciò che riguarda le nuove composizioni.

 

 

 


 

 

NAVIGARE e MUSICARE

RUBRICA DI FaZ
per non navigare alla deriva nel grande mare di internet

 

Come nei numeri precedenti vi riporto 8 indirizzi di siti internet che ritengo possano essere di interesse comune, per utilità o piacevolezza o semplicemente conoscenza.

L’elemento comune è il mare della musica, mentre le 8 direzioni sono così suddivise:

    i 4 punti cardinali vi porteranno in siti di gente che crea musica; 

    le 4 “mezze” direzioni vi porteranno in siti di gente che tratta la musica.

 

 

SCEGLIETE LA DIREZIONE.  I PORTI DEL MESE SONO:

( posizionati sopra il nome,   premi CTRL e fai click col mouse… andrai in internet alla pagina collegata)



 

 

Acoustic Festival Of Britain

 

 LOU DALFIN

 

 

HIT PARADE ITALIA  

CRUACHAN

MODENA CITY RAMBLERS

 

MUSIC ON TNT

 

 MARY GAUTHIER

 

 

STORIE DI  NOTE

 

 

BREVE DESCRIZIONE DEI PORTI:

 

NORD

LOU DALFIN -  http://www.loudalfin.it/

Il più rappresentativo gruppo della musica occitana ovvero delle valli oggi piemontesi al confine con la Francia. Una parlata (e musica) tutta loro, loro che significa una terra ed una tradizione che va dal Piemonte ai Pirenei. Ritmi decisamente trascinanti ! 

 

SUD   

Mary Gauthier - http://www.marygauthier.com/

Ricorda Lucinda Williams questa signora che si fa cantante dopo aver passato in carcere vari anni della sua adolescenza. Da qui si ispira per i testi solitamente tristi ma comunque piacevolmente blues. Sa trasmettere emozioni.

 

OVEST

Cruachan - http://www.cruachan.cjb.net/

Gruppo anglo-russo di musica metal-folk . Il mio preferito in questo genere piuttosto “incasinato” ma anche di melodie al flauto stile braveheart e  guerrieri simili

 

EST   

Modena City Ramblers  -  http://www.ramblers.it/home/home.asp

Chi non conosce questi menestrelli della patchanka. Ballate di un tempo eroico passato.  I miti, donne e vino nei loro testi non mancan mai.

 

NORD-OVEST         

Acoustic Festival Of Britain  -  http://www.acousticfestival.co.uk/2006Photos.html

Festival annuale acustico che si in inghilterra con lo spirito delle tradizioni di quella terra. Se amate le chitarre e la melodia folk qui trovate parecchi nomi su cui… investire.  Tante  foto dell’evento del 2006 tenutosi a luglio. 

 

NORD-EST

Hit Parade Italia - http://www.hitparadeitalia.it/

Tutte le clasifiche musicali nella storia moderna della musica italiana. Le hit anno per anno, gli indici per artista di tutti i suoi CD con l’anno di pubblicazione e alcuni con commenti e curiosità. Molto interessante per “ripassare” un po’ di musica.

 

SUD-OVEST

Music on TNT - http://www.music-on-tnt.com/

Tante recensioni di ogni genere musicale. Reportage,interviste  e concerti da questo sito abbastanza recente.

 

SUD-EST

Storie di Note  -  http://www.storiedinote.com/

Sito in cui io e soprattutto Mauro abbiamo preso spunti per vari acquisti.  Vi sono anche validissimi gruppi emergenti oltre che ad affermati cantautori nazionali.

 


 


 

 

DIARIO DI… BORDO

By Mauro

 

SULUTUMANa -  28/01/2007 - Arriva nella casella di posta elettronica la triste notizia dello scioglimento dei SULUTUMANa. I “nostri” sono stati compagni di viaggio di questo TONNUTO sin dal primo numero, li abbiamo visti al primo posto del prestigioso TENCO a Sanremo, e li abbiamo visti cantare dal vivo un sacco di volte. Sono stati tra i gruppi preferiti della compagine tonnuta sin dagli albori e, ora che la fine è giunta (in apparenza) siamo veramente dispiaciuti.

I ricordi, ormai lontani, dei primi concerti a cui assistemmo nell’anno di grazia 2000 non sono però per niente stinti. Quei concerti hanno dentro la passione del ricordo e ogni nota delle loro indimenticabili canzoni ha ora il sapore di una sera d’estate sul lago di Eupilio ora il sapore di pioggia, sempre di una notte di mezza estate, in quel di Tavernerio: tanti amici ci hanno accompagnato nelle scorribande ai loro concerti in quel biennio e, penso, a tutti loro sarà rimasto lo stesso nostro ricordo, ora diventato rammarico, domani chissà?!  Diverse volte abbiamo scambiato quattro parole con i nostri amici SULU, perché i ragazzi sono sempre stati stupendi nel rapporto con il loro pubblico. Ora, quel che resta del gruppo si è dato il nome di SEMISUITE, e noi continueremo a stare “on-line”. Certo, niente sarà mai più come prima, ma quello è sempre un altro discorso.

 

TOSATTI GIORGIO -  28/02/2007 – Sembra il 28 del mese la costante di questo nostro primo diario di bordo. La notizia della scomparsa del giornalista sportivo Giorgio Tosatti mi ha raggiunto nel mentre, calata la sera, attendevo la fine delle votazioni alla fiducia del Governo Prodi. Che tristezza!! Tosatti, insieme a Gianni Brera,Vladimiro Caminiti, Italo Cucci e pochi altri sono stati i miei maestri di scrittura. Già, più della scuola; quel che mi serviva per imparare a scrivere era leggere gli articoli di questi “eroi della carta stampata”. Poco conta, a mio parere, che fossero testi sportivi (di calcio, soprattutto). Tosatti è stato poi, per anni, brillante spalla televisiva alle varie domeniche sportive e simili.  Era un omone bello robusto ma i suoi interventi alle suddette trasmissioni erano sempre pacati. Era maestro degli  articoli di fondo. In poche righe, con qualche dato statistico, riassumeva un’intera giornata di campionato. Tante notti ho passato a leggere i suoi articoli per poi sognare di poter scrivere così anch’io, magari anche solo per un giorno.

Un tempo, scrivendo su “IL CITTADINO” di calcio, di questo Cabiate che avevo qui fuori della finestra la domenica pomeriggio a giocare, ho sognato di essere Tosatti anch’io.

Il padre di Giorgio era morto nella tragedia si Superga, quella del Grande Torino.

Non l’ho mai visto di persona ma, ormai, era come un amico, al pari degli altri eroi, quelli che leggevo da piccolo e che mi hanno accompagnato sin qui. Il percorso della vita è questo; rileggerò con calma, col tempo, gli articoli di Tosatti che negli anni ho messo via. Parlano di calcio, sono ingialliti, ma l’emozione è sempre la stessa.

 

 

BENTO MANUEL -  02/03/2007 – Il miglior portiere della storia calcistica portoghese se n’è andato a soli 58 anni pare per un attacco cardiaco. Io, da sempre, cultore della storia dei portieri di tutto il mondo e di tutti i tempi Manuel Bento me lo ricordo bene: era il baffuto guarda-redes del Benefica e della nazionale portoghese con la quale disputò alla grande l’Euro 1984 e il mondiale messicano del 1986. Roba di anni fa, ma si sa, la vecchia passione rimane sempre dentro il DNA. E’ l’ennesimo personaggio del “tempo che fu” che se n’è andato, troppo presto.

 

CRISTICCHI… CHI??? -  04/03/2007 – Vince il festival di Sanremo una canzone decisamente impegnata. Vince un out-sider che non valuto in quanto non lo conosco. Ho sempre seguito con attenzione il festival della canzone italiana… da un paio d’anni faccio però fatica… dura troppo e si fa troppo tardi la notte…

Così l’ho sentito più che visto… a spizzichi e bocconi…

E’ un bene che abbia vinto una canzone così ben fatta… il resto, non so!!

 

 

 

 

 


 

 

 

I MIGLIORI DEL… 2007

By Mauro

 

 

 

  DAVID MASSENGILL – WE WILL BE TOGETHER

 

 

 

 SANNIDEI – FRAMMENTI DI REALTA’

 

 JOHN MELLENCAMP – FREEDOM’S ROAD

 

 

 


 

 

GIOIELLI  NASCOSTI

 

 

Harry Chapin – HEAD & TALES

Harry Chapin è già stato in passato ospite sulle pagine del TONNUTO.

Tralascio, quindi note biografiche e quanto già esposto precedentemente, ricordando solo la notevole “statura artistica”  di questo cantautore scomparso ormai da parecchi anni.

Questo suo album del 1972 contiene TAXI una delle canzoni che l’hanno reso maggiormente famoso ma tutto il disco gira che è una meraviglia, sin dall’inziale COULD YOU PUT YOUR LIGHT ON, PLEASE sino a ANY OLD KIND OF DAY  e via via per le altre canzoni.

Un disco da cinque stelle, uno di quelli che nella discografia di un’artista trovi ben poche volte. Un classico da ascoltare e riascoltare nel nome del cantautorato a stelle & strisce più puro, vero e semplice.
 

 

 


 

 

 

I DIARI DI VIAGGIO  DI MR. RHO NANDO…

PARTE III

 

 

AGOSTO 1973 – PARTE I

SAN FRANCISCO – PAPEETE – BORA BORA

 

 

 

Partenza fissata per il giorno 05/08/1973 da Milano. Volo con scalo a Parigi, Montreal ed arrivo a San Francisco.

Prendiamo alloggio all’hotel Hilton e subito usciamo per visitare la città.

Mete di questa visita il Golden Gate nel contesto della famosa baia di Frisco e la leggendaria prigione di Alcatraz. Quindi Lombard Street famosa per il serpeggiare di fiori che regala colori veramente suggestivi.

Molte vie erano interrotte per la costruzione della metropolitana. Suggestiva anche la cattedrale di Avervi che i locali chiamano “la lavatrice” perché di costruita a forma cubica con quattro blocchi di cemento armato. Abbiamo infine visitato la foresta di sequoie, bellissima con questi alberi giganteschi e secolari.

Siamo quindi ripartiti la sera con destinazione Papeete. Nel viaggio in aereo abbiamo avuto la piacevole sorpresa di incontrare tra i passeggeri il leggendario attore Marlon Brando, accompagnato dalla moglie Tatiana e dal figlio. All’epoca la prima classe non esisteva e il famoso Brando dormì tutta la notte disteso sul pavimento dell’aereo. Ci siamo fatti fare un autografo, per una compagna di viaggio.

L’arrivo a Papeete è stato suggestivo, con tutti i colori stupendi che ci sono. Ci hanno donato una collana di fiori che ci hanno messo al collo. Abbiamo preso alloggio all’Hotel Maera e quindi ci siamo subito diretti fra le vie dell’isola. Abbiamo visitato il museo Gaughen e abbiamo poi saltato la visita a Moorea a causa di una indisposizione di un componente  del gruppo. Da solo mi sono così recato con un bus nel centro della città. Non ho notato alcunché di particolare e, devo dire, mi è parso un po’ tutto fatiscente.

Il viaggio è proseguito con un aereo della Polinesia Air con destinazione l’Isola di Bora Bora. La pista di atterraggio è posta proprio sopra la barriera corallina. Quindi, per raggiungere l’isola, si prende  un piccolo natante. Abbiamo preso alloggio all’Hotel Bora Bora, che è poi anche l’unico che esisteva all’epoca, posto in una vegetazione che definirei lussureggiante tra fiori di ibisco e altre specie. Abbiamo preso a nolo un Maggiolino per visitare bene l’isola attraverso l’unica, breve,  strada (sterrata).

Il tramonto sull’isola è eccezionale e poi abbiamo visitato su di una barca con il fondo trasparente la laguna. Magnifica, ovviamente, con tutti i suoi pesci coloratissimi: un sub con le bombole ad ossigeno giocava con i pesci. La spiaggia corallina era bellissima, il tempo caldo e umido ma sempre nuvoloso. Abbiamo conosciuto una coppia di Viareggio.

Da Bora Bora siamo poi ripartiti con destinazione Pago-Pago.

 

(continua)


 

 

 


 

 

STRUMENTI MUSICALI (da INTERNET)

BASSO  (ACUSTICO E ELETTRICO)

By FaZ

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 

BASSO ACUSTICO

il Basso Acustico è uno strumento acustico simile alla chitarra e con caratteristiche che lo rendono simile anche al contrabbasso (registro e funzione di accompagnamento); è solitamente munito di quattro corde (dall'alto al basso mi, la, re, sol) ne esistono anche versioni estese a cinque corde (si, mi, la, re, sol). La sesta corda è generalmente più utilizzata nel basso elettrico.

Il suono é grave ("basso") e si usa prevalentemente nella sezione ritmica. Lo strumento è suonato pizzicando le corde con indice e medio della mano destra nella tecnica a due dita; indice, medio e anulare nella tecnica a tre dita. Un'altra tecnica che lo porta ad assomigliare maggiormente ad una chitarra è l'uso di un plettro.

Il basso è generalmente uno strumento monofonico, le note sono emesse una alla volta, gli accordi vengono suonati raramente, data la funzione dello strumento, è una tecnica comunque largamente impiegata nell'uso dello strumento.

Storia

Il primo basso acustico moderno, è stato sviluppato agli inizi degli anni '70 da Ernie Ball di San Luis Obispo, in California. Lo scopo di questa "innovazione musicale" era fornire ai bassisti uno strumento acustico che si potesse integrare meglio con il suono delle chitarre acustiche.

Le prime fabbricazioni di questo strumento giunsero grazie alla Fender sempre di Ernie Ball, oggi viene prodotto da diverse marche quali: Alvarez, Eston, Gibson, Ibanez (linea Prestige), Maton, Ovation e Tacoma.

Estratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Basso_acustico

 

 

BASSO ELETTRICO

Il basso elettrico è uno strumento musicale della famiglia dei cordofoni, simile alla chitarra elettrica, ma con una intonazione più bassa. Questo strumento è anche molto vicino al contrabbasso, con il quale condivide soprattutto l'intonazione delle corde. È lo strumento più popolare nella base ritmica di molti generi musicali moderni come jazz, punk, pop, rock, heavy metal e la moderna musica orchestrale.

 

Analisi dello strumento

Corpo

Il corpo del basso elettrico è solitamente realizzato in legno massiccio (solid body). La forma del corpo, la qualità del legno utilizzato e la tipologia di innesto del manico nel corpo condizionano la qualità del suono dello strumento, ma costituiscono anche un criterio di valutazione che viene influenzato dalle tendenze del periodo. La realizzazione del corpo a strati o in un pezzo unico influisce direttamente sulla compattezza dello strumento, e naturalmente sulla qualità sonora. Il corpo infine può essere verniciato con vernice coprente o meno, oppure rifinito con cera o vernice satinata, permettendo di apprezzarne tutta la bellezza del legno e la cura della costruzione.

Sono presenti sul mercato anche bassi elettrici con la cassa armonica cava (hollow body) ma le caratteristiche sonore di questi strumenti li rendono adatti solo a pochi contesti musicali.

 

Manico

Il manico ospita la tastiera dello strumento, e permette il passaggio delle corde. Termina da un lato con la paletta, che per mezzo delle meccaniche consente di porre in trazione le corde e di accordarle fino alla tensione desiderata, e dall'altro con il corpo dello strumento. È di solito realizzato in diversi strati, anche nove ed oltre. Questo consente all'elemento una sufficiente stabilità per mantenere l'intonazione e un'adeguata capacità di trasmettere le vibrazioni al corpo. Il modo in cui il manico viene congiunto al corpo infatti determina in gran parte il sustain dello strumento.

Fra i metodi più diffusi, il "bolt-on neck" ed il "neck through body", dove neck prende il significato di manico.

Il manico bolt-on consiste nell'avvitare il manico al corpo dello strumento nel quale è stata ricavata un'apposita sede. La precisione della fresatura della sede è determinante ai fini della qualità sonora. In molti strumenti economici, questa lavorazione permette di nascondere eventuali difetti di fabbricazione, che vengono corretti con spessori di legno interposti fra il manico ed il corpo. Questo costituisce una grave perdita di continuità delle vibrazioni.

Il manico può essere anche inserito nel corpo, o meglio, costituire la parte centrale del corpo, prolungandosi fino alla fine dello strumento. Questo metodo permette al manico un contatto molto efficace con il corpo, a tutto vantaggio della trasmissione delle vibrazioni. Non sempre però il manico inserito nel corpo costituisce un vantaggio in termini di trasmissione delle vibrazioni, poiché la vibrazione viene prodotta non solo dalle corde ma anche dal manico (e dal corpo) del basso stesso. Di conseguenza quando si ha un manico avvitato (che non è quindi un pezzo unico dalla paletta fino all'estremità inferiore dello strumento), la parte di legno sottoposta a vibrazione è più corta e determina quindi una risposta più rapida. In altre parole, un pezzo di legno di mezzo metro di lunghezza sottoposto ad una sollecitazione vibra in un tempo minore rispetto ad uno di un metro. Il risultato che ne consegue è che un basso con un manico avvitato ha una risposta di suono più immediata e quindi un attacco decisamente più rapido. I bassi con il manico in un pezzo unico hanno quindi sicuramente una buona trasmissione delle vibrazioni, ma sicuramente più lenta rispetto a quelli bolt-on.

 

Tastiera

La tastiera del basso elettrico, come negli altri strumenti a corda, è quella superficie di legno su cui è possibile premere le corde per variare l'intonazione della nota prodotta. La tastiera del basso elettrico può ospitare i tasti oppure esserne priva (fretless).

È oramai di uso comune indicare come fretted le tastiere provviste di tasti (frets).

Nel primo caso, ogni tasto definisce l'avanzamento di un semitono della nota prodotta. Il tasto è una barretta metallica inserita nella tastiera perpendicolarmente alle corde. Questo tipo di tastiera consente anche l'applicazione allo strumento della tecnica esecutiva slap, dove si percuote con decisione una corda con un dito, solitamente il pollice della mano destra, facendolo urtare ai tasti e con un altro dito, solitamente l'indice, si "strappa" un'altra corda di una tonalità più alta. Questa tecnica produce un suono percussivo e metallico, molto utilizzato nella musica funk.

Nel secondo caso invece, nei bassi elettrici fretless (senza tasti), l'altezza della nota prodotta varia spostando il punto in cui la corda viene premuta sulla tastiera. Essendo prive dei tasti, e non essendo indicate solitamente le posizioni delle note, i bassi di questa categoria necessitano di una buona conoscenza dello strumento per emettere suoni intonati. Tuttavia alcuni bassi fretless riportano, al posto dei tasti, degli inserti in legno di tipologia differente da quello della tastiera, che consentono all'esecutore di individuare la posizione della nota cercata.

 

Le tastiere più comuni ospitano 21 o 24 tasti.

I legni più utilizzati con cui si realizzano le tastiere dei bassi elettrici sono l'ebano, estremamente duro e liscio, perfetto per i bassi fretless, ed il palissandro, meno pregiato anche a causa della maggiore porosità del legno, che a suo vantaggio offre rispetto all'ebano una minore deformazione dovuta agli agenti atmosferici (caldo, freddo, umidità, ecc.). Altresì frequenti il palissandro brasiliano (detto anche Pao Ferro) più duro dell'africano, e l'acero. Negli ultimi anni, sulla scia dei bassi costruiti da Steinberger, è invalso l'uso di materiali sintetici, anche solo per le tastiere, come per il fabbricante italiano Laurus, che usa una particolare resina fenolica.

 

 Corde

Le corde del basso elettrico sono prevalentemente in metallo, con un'anima solida, che può essere a sezione circolare o esagonale, ed un avvolgimento esterno che consente alla corda di raggiungere una massa tale da collocarla, nello spettro, all'ottava giusta. I materiali più usati sono l'acciaio o il nickel, con differenze timbriche fra le due soluzioni. In alcuni casi, la corda metallica può essere rivestita in materiale sintetico. Altra importante caratteristica è il tipo di avvolgimento, cosa che determina il tipo di superficie della corda, che può essere ruvida, semi-liscia e liscia. Il numero di corde montate su un basso può variare da un numero di quattro, il numero più comune per gli strumenti tradizionali, fino a sette corde, solitamente in uso per virtuosi o solisti dello strumento. In rarissimi casi, costruttori o liutai hanno realizzato bassi elettrici a due, otto o a dodici corde.

 

 

Pick-up

Come succede per la chitarra elettrica, le vibrazioni delle corde metalliche del basso elettrico creano un segnale elettrico nei sensori elettromagnetici chiamati pick-up. Il segnale viene quindi amplificato ed emesso da un altoparlante.

Un pick-up aggiuntivo di tipo piezoelettrico, può essere installato sotto il ponticello che tiene le corde attaccate al corpo. In questo punto, le vibrazioni dello strumento sono fortissime, e questo sensore può così cogliere dettagli sonori e brillantezza che completano il suono prodotto dal basso elettrico.

 

Circuitazione

Tutti i bassi elettrici dispongono di una circuitazione che permette il controllo sul suono dello strumento, e questa può essere attiva o passiva.

Nei circuiti passivi si fa uso di pochi componenti elettronici, come potenziometri e condensatori, che possono solo modificare il volume e applicare un filtro passivo di tipo passa-basso al segnale. Il suono dello strumento sotto forma di segnale elettrico è quindi condotto all'amplificatore per mezzo di un conduttore elettrico schermato.

Nei bassi elettrici attivi è invece presente una circuitazione elettronica alimentata da batterie. Questa permette di equalizzare il suono con sofisticati filtri attivi, capaci di aumentare o diminuire le frequenze impostate anche fino a 20 decibel. Inoltre, il debole segnale presente all'uscita del pick-up viene amplificato dal circuito prima di essere convogliato nel conduttore elettrico che porta all'amplificatore. Questo aumenta notevolmente l'immunità del segnale elettrico ai disturbi.

 

Ponte

È la struttura su cui si ancorano le corde, fissato sulla faccia anteriore del corpo nella stragrande maggioranza dei casi, di solito fabbricato in metallo, ma anche in legno, in qualche caso. Trasmette le vibrazioni della corda al corpo, e partecipa cospicuamente alla caratterizzazione del timbro dello strumento. Quanto più e massiccio, tanto maggiore è il sustain delle note suonate. La sua caratterizzazione del suono ha fatto sì che si sia creato un attivo mercato di ponti che vanno a sostituire gli originali montati dai fabbricanti. Può incorporare un pick-up piezoelettrico, sensibile alla pressione diretta delle corde, e che trasduce le vibrazioni di corde non metalliche, cosa che i pick-up magnetici non possono, evidentemente, fare.

 

Capotasto

Detto anche "nut", è la struttura posta al termine della tastiera, dal lato della paletta, su cui appoggiano le corde all'uscita dalle meccaniche. Viene costruito in vari materiali, come l'osso, materiali sintetici o metalli come l'ottone. Ha il compito di dare alle corde la corretta spaziatura e trasmettere al manico le vibrazioni.

 

Truss rod

È un'asta metallica curva, di solito a concavità anteriore, contenuta nello spessore del manico, che, sottoposta a tensione tramite un bullone installato ad una delle sue estremità, controbilancia la tensione esercitata sul manico stesso dalle corde, provvedendo a che non si deformi, compromettendo la suonabilità e l'intonazione dello strumento.

 

Le origini

Il primo basso elettrico prodotto in serie fu sviluppato da un innovatore e costruttore di chitarre elettriche, Leo Fender verso la fine degli anni cinquanta. Il basso elettrico verticale esisteva già dalla metà degli anni trenta, ma era goffo ed inoltre la cassa acustica di cui era dotato ne rendeva difficile l'amplificazione, in quanto il segnale poteva innescare il feedback quando si superava un certo volume. Sembra tuttavia che nello stesso periodo furono venduti anche un esiguo numero di bassi elettrici solid body realizzati da altri costruttori.

Il basso elettrico rappresenta una radicale svolta nel panorama musicale, fornendo alla sezione accompagnamento dei complessi uno strumento facilmente trasportabile, amplificabile e più semplice da suonare rispetto al contrabbasso:

L'aggiunta al basso elettrico dei tasti ha permesso allo strumento di diventare molto più facile da imparare, e soprattutto più precisa la nota emessa (da qui il nome "precision").

L'uso di un pickup associato al corpo solido ha reso più efficace l'amplificazione dello strumento, che si è evoluta in seguito fino alla produzione di amplificatori capaci di erogare potenze di svariate centinaia di Watt.

 

Eventi

A partire dalla fine degli anni novanta nascono in tutto il mondo eventi dedicati al basso elettrico, prima negli Stati Uniti con i Bass Day, poi in Europa con eventi quali l'inglese Bass Day UK e l'European Bass Day di Viersen.

 

 


 

 

NEL PROSSIMO NUMERO:

IL NUOVO LAVORO DI RY COODER

CONSIGLI E ASCOLTI  By FaZ CON GIUNI RUSSO E RADIO DERVISH

& ALTRE BUONE & NUOVE COSE

 

QUESTO NUMERO DEL TONNUTO E’ STATO CHIUSO IN REDAZIONE ALLE   

 ORE 19.30 DEL 10/03/2007   

 

 

 

 

HANNO FATTIVAMENTE COLLABORATO A QUESTO NUMERO (E NOI LO RINGRAZIAMO) :

 

IL PORCELLINO D’INDIA RINGHIO

L’INDISPENSABILE AIUTO DEL GRANDE AMICO  FAZ

CIAO RAGAZ!!

 

 

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