IL TONNUTO©     

 PERIODICO D’ACQUA DOLCE   -   Anno VII   -    N°67    –  NOVEMBRE 2006              www.iltonnuto.tk

     

 

 

IN QUESTO NUMERO TROVATE:

 

SULLE ORME DI… NICK DRAKE

MONDO RINGHIO!    I CESARONI E I GIORNI FELICI…

IL DISCO DEL MESE/1

KELLY JOE PHELPS  -  ”Tunesmith Retrofit"

 

IL DISCO DEL MESE/2

BILLY RAY CYRUS  -  ”Wanna be your Joe”

 

I MIGLIORI 10 DEL 2006  (SINORA)

 

NAVIGARE e MUSICARE

NUOVA RUBRICA DI FaZ per non perdersi nel grande mare di internet

 

NEFFA  -  "Alla Fine Della Notte"

 

STRUMENTI MUSICALI DA INTERNET:   IL FLAUTO (TRAVERSO)

 

NOTIZIE CURIOSE DA INTERNET

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

SULLE ORME DI… NICK DRAKE

Foto tratta da ONDAROCK.IT

 

 

(19/06/1948 – 25/11/1974)

Nicholas Drake nasce in Birmania nel 1948. Poco più che ventenne pubblica il suo primo album FIVE LEAVES LEFT (1969) e propone così al mondo intero un canone di canzone d’autore come non si era mai sentito prima. Ben poco incline al palcoscenico ed assolutamente poco appariscente Nick Drake nel corso degli anni ha consolidato uno stile assolutamente unico che ha fatto scuola. Moltissimi dei giovani cantautori “esplosi” negli ultimi anni l’hanno preso come esempio e ne hanno seguito il percorso artistico.

Sin dal primo lavoro si sono delineati i tratti caratteristici delle sue canzoni: spesso sussurrate, eseguite con la fida chitarra ed arrangiate in maniera minimalista da Joe Boyd, che lo scoprì e ne intuì subito le enormi potenzialità: canzoni dal tipico sapore “britannico”, canzoni avvolte dalla umida nebbia mattutina, canzoni spesso oscure, sussurrate. Testi spesso difficili da capire, che spaziano alla ricerca di una pace interiore che il nostro non aveva.

Nel 1970 il secondo lavoro BRYTER LAYTER è il suo capolavoro. Strumentazione più ampia con viola, celeste, sessione ritmica e l’immancabile chitarra: lavoro di classe inestimabile.

Nell’album canzoni di splendida intensità come Northern Sky o Poor Boy o ancora e più Fly: un disco che già all’epoca della sua uscita si poteva considerare un “classico”.

Ciò che non andava, tuttavia, era l’immensa difficoltà di Drake di rapportarsi con il pubblico che, forse, ancora non era pronto a capire e supportare il genere di opera che lui proponeva: egli stesso trovava difficoltà ed esibirsi in pubblico, quasi si vergognasse.

PINK MOON è stato l’ultimo disco pubblicato da Drake in vita. E’ datato 1972 e fu registrato di notte nella maniera più spoglia possibile, ossia con semplicemente chitarra e voce.

E’ quest’ultimo il disco che chi scrive vi consiglia di fare vostro. E’ un disco assolutamente “nudo”, con atmosfere decadenti e rispecchia in pieno il senso di solitudine e malinconia che agitavano l’animo di Drake. Sono undici canzoni, come undici piccole “via crucis”, undici gemme acustiche assolutamente artigianali. Solo nella prima canzone, quella che titola l’album, è stata inserita una sovraincisione di pianoforte: il resto è esattamente come se Drake fosse lì con voi, nella stessa stanza, magari proprio una sera come queste di novembre, fredde, con il gelo che fuori diventa nebbia e le cose che assumono contorni freddi, spettrali.

La copertina del disco è astratta  e sul retro campeggia una stupenda foto di Drake che, voltato di spalle cammina ciondolante verso il fiume mentre un cane ne incrocia lo sguardo con fare interrogativo.

In una notte di novembre del 1974 Nick Drake se ne andò, in silenzio, nel sonno. La sua morte resta un mistero ancora non svelato. Alla più probabile causa naturale si contrappone anche la versione che vuole che una dose eccessiva di tranquillante l’abbia condotto sulla via del non ritorno, ma non vi è certezza  sul punto.

Di certo restano i suoi dischi che ne hanno fatto un culto senza pari fra i cantautori dalla vena  intimistica.

E’ senza dubbio uno di quei cantanti che, relegati nella nicchia, vanno scovati, studiati ed amati.

 

 

 


 

 

 

 

MONDO RINGHIO!

EDITORIALE A CURA DI


I CESARONI E I GIORNI FELICI…

 

Cari amici ben trovati.

Nel palinsesto televisivo autunnale, come già riferito nello scorso mese, si è registrata una serie clamorosa di flop per i vari reality-show che le reti Rai & Mediaset avevano programmato. Ribadisco che è un buon segno, significa che la gente ha preso coscienza di quanto in basso si stava  assestando il livello della programmazione ed ha fatto una precisa scelta, cambiando canale.

In mezzo a questa caporetto (prevedibile?) ecco spuntare qualche buona programmazione. Mi riferisco, in particolare, all’unico programma TV che si vede in questa sede tonnata, ossia la sit-com I CESARONI.

E’ puro svago, si intende, e quindi anche qui il livello resta nella media più assoluta: niente di eccezionale dal punto di vista socio-culturale, ma, con un piccolo segreto; la semplicità.

La storia è semplice, le vicende sono semplici e la vita stessa che viene narrata è quella semplice, comune, quella di tutti i giorni. Forse sta proprio qui il segreto del buon andamento della serie. Resiste, indefessa, dall’inizio di settembre nella sua originaria programmazione in prima serata. Hanno, è vero, spostato il giorno originario di programmazione (da giovedì a domenica). Ma è sempre lì. Pochi programmi resistono due mesi nella medesima fascia oraria,  almeno ultimamente.

Anche questo è sintomatico: il fenomeno CESARONI è legato essenzialmente alla narrazione del  vivere comune che ce li fa sembrare quanto di più vicino a noi e alla nostra vita quotidiana possa passare attraverso il piccolo schermo.

A proposito di cose intelligenti… vi segnalo (se già non lo conoscete) il sito italiano dedicato al telefilm culto per molti di noi (tra cui il Boss) ossia il mitico e storico Happy Days… www.happydaysitalia.net  Se volete calarvi un po’ nella nostalgia di quei tempi felici… beh, non avete che da andarci a fare un giro… e se vi scappasse una lacrimuccia, in memoria… prendete coscienza che quei tempi, epici, nei quali internet non esisteva e il culto era quello delle cose semplici, se ne sono andati per sempre.

Venendo alla nostra triste realtà… una FINANZIARIA poco felice e tutto il contrario che semplice è tutto quello che ha partorito il nuovo Governo. Noi, apolitici, già rimpiangiamo alcune buone parole spese in periodo pre-elettorale per questa maggioranza… spero non ci facciano rimpiangere del tutto il passato.

Siamo tra i “fortunati” che non hanno un SUV nel proprio parco auto (anche sommando il peso delle due utilitarie messe insieme non arriviamo a tanto): chi invece ce l’ha si sveglia ogni mattina con una tassa nuova, o sul peso, o per l’aumento del bollo ecc. ecc.  salvo poi andarsene a letto alla sera senza più la tassa e con un mal di testa da stress emotivo.

La realtà (triste) è che la maggioranza di Governo non sa più che cazzo fare: è una cosa evidente così come è chiaro che, a conti fatti, saranno mazzate un po’ per tutti.

Resta da vedere come finirà per essere stesa in maniera definitiva, questa legge FINANZIARIA… certo che la confusione si crea anche continuando a cambiare le carte in tavola.

Siamo un po’ come quel Troisi al quale, nel film NON CI RESTA CHE PIANGERE, dicevano “(…) Ricordati che devi morire (…)” e lui che rispondeva che “(…) me lo segno”  il grosso problema è che qui, con tutte queste voci di tasse prima messa, poi tolte, non si sa di che morte dovremo morire.

Ad ogni modo, come sempre…

   restando in citazioni da film…     “Alegher… Alegher… che il bus del cù l’è negher” .

  

 

 

 

 

 



 

 

IL DISCO DEL MESE/1

KELLY JOE PHELPS

”TUNESMITH RETROFIT”

By Mauro

 

Kelly Joe Phelps è un maestro della chitarra slide e un interprete fantastico del fingestyle più puro ma, purtroppo, è ben poco noto alle nostre latitudini. Come spesso accade, ci perdiamo per strada artisti che, come Kelly Joe, sono magnifici artigiani dell’attrezzo  a sei corde.

Personalmente devo la sua scoperta ad un vecchio cd live del sommo poeta Van Zandt Townes: Live at McCabe’s, album registrato nel celebre negozio di strumenti musicali in quel di Los Angeles il 10 febbraio 1995. Kelly Joe Phelps appare, in quell’occasione, suonando il dobro  in due canzoni. Di lì in poi l’ho seguito con attenzione, ed è uno dei miei preferiti.

Nato nel 1959 negli States Kelly Joe Phelps ha esordito nel 1995 con l’album LEAD ME al quale hanno fatto seguito altri cinque lavori ultimo dei quali quel TAP THE RED CANE WHIRLWIND che, recensito anche su queste pagine l’anno scorso, è anche l’unico live  finora uscito nella sua discografia, ma è un live acustico di bellezza inaudita.

Nel 2003 con SLINGSHOT PROFESSIONALS ha ottenuto i maggiori consensi, almeno fino a che non è uscito questo nuovo lavoro datato 2006, TUNESMITH RETROFIT.

Questo nuovo album si compone di dodici tracce per un totale di poco più di 44 minuti: delle 12 canzoni tre, compresa la title-track, sono completamente strumentali e sono dei gran pezzi di canzone!!

Tutte le canzoni sono scritte di proprio pugno da Phelps, sia per le musiche sia per i testi e nel disco, oltre alla solita impareggiabile maestria nell’uso della chitarra, il nostro ritorna ad un suo antico amore, ossia quello per il banjo, strumento che Phelps padroneggia in maniera superlativa e che regna maestoso in alcune composizioni.

Di dischi ne escono migliaia ogni mese, è impossibile star dietro a tutto, anche per il più appassionato degli appassionati: così ognuno sceglie il proprio genere, il proprio autore e lo segue attraverso le mille opportunità oggi consentite, cd, internet, tv ecc.ecc.

Ecco, un disco come TUNESMITH RETROFIT è uno di quei dischi che, in partenza,  si possono perdere tra la moltitudine delle uscite discografiche annuali; solo riuscendo a fare una buona cernita di base prodotti come questo restano, alfine, nella rete dei migliori di una annata.

Phelps  crea con la sua chitarra un suono del tutto particolare; è come detto in partenza un maestro del fingerstyle e la sua musica ha un marchio di fabbrica  subito riconoscibile.

Metto questo disco direttamente tra le cose migliori di questo 2006 certo che non sarò da voi compreso: a meno che non proviate ad ascoltare qualcosa di questo suo nuovo lavoro al sito www.kellyjoephelps.com

Nella sezione della discografia avete anche la possibilità di vedere un video, registrato poco più di un mesetto fa, della canzone BIG SHAKY, giusto tanto per capire che razza di chitarrista sia il nostro Kelly Joe.

TUNESMITH RETROFIT si apre con la superba CROW’S NEST e la seconda traccia THE ANVIL è già una di quelle che lasciano il segno. Ma è tutto il disco che suona in maniera perfetta tanto che già alla terza canzone  SPANISH HANDS siamo all’apoteosi. I suoni della chitarra a volti fermi e rilassati cambiano spesso andamento e tutto il disco vive proprio intorno alle corde della chitarra di Phelps; e lei che detta i tempi e la voce di Kelly Joe segue a ruota, una strada già ben delineata.

SCAPEGOAT è il primo strumentale del disco ed è un pezzo di  bravura che Kelly Joe Phelps ci regala con l’utilizzo dell’amato banjo; un ritmo forsennato concentrato in un minuto e trentotto secondi di puro godimento per le nostre orecchie.

BIG SHAKY (di cui al video che dicevo prima visibile sul sito di Phelps) è un esercizio chitarristico e vocale veramente superbo.

TIGJT TO THE JAR è il pezzo più lungo del disco con i suoi 5:43 di durata. E’ una bella canzone, calma e rilassata, a tratti appena sussurrata da Phelps.

Lo strumentale MAcDOUGAL è dedicata a Dave Van Ronk, eroe del folk proprio lì a MacDougal Street ai tempi di Dylan e del Village.

LOUD AS EARS, e  RED LIGHT NICKEL non si discostano molto dal tratto più classico della composizione di Phelps.

HANDSUL OF ARROWS è ancora un pezzo che Phelps esegue con il suo banjo ed è dedicata a Chris  Whitley cantautore texano scomparso lo scorso novembre.

Chiude il disco lo strumentale che titola il disco: altro pezzo di tutto rispetto.

A chi consigliare questo disco? Di sicuro a tutti gli amici che suonano o, semplicemente, amano ascoltare il suono della chitarra; loro troveranno di sicuro di che divertirsi tanta è la perizia e la pulizia del suono di Phelps. Un maestro.

 

 

 

 

 



 

 

 

 

IL DISCO DEL MESE/2

BILLY RAY CYRUS

”WANNA BE YOUR JOE”

By Mauro

 

 

Nativo del Kentucky, classe 1961, Billy Ray Cyrus è famoso alle nostre latitudini soprattutto per essere l’attore protagonista della serie di telefilm D.O.C.

In quella serie il nostro interpreta (con notevole successo) la parte del “belloccio”  Dottor Clint Cassidy impegnato, in quel della clinica Westbury, in mille avventure a sfondo medico-sociale.

Il telefilm è bello veramente e, sulle nostre emittenti tv, viene trasmesso da Canale 5 al sabato e alla domenica all’ora di pranzo.

E’ uno dei pochi telefilm rimasti che, in chiusura, ci regala un messaggio buonista e lascia intravedere una speranza, nel buio della notte newyorkese, sotto forma di e-mail   che il nostro Dottore scrive al suo mentore rimasto nel natio (nella fiction) Montana.

Ma Billy Ray Cyrus è famoso negli States per la sua seconda arte, ossia quella di cantante.

Il suo esordio è datato 1992 con l’album SOME GAVE ALL che lo impone al grande pubblico americano con sonorità prettamente country che il nostro riesce però ad arrangiare in chiave pop. Il risultato dalla commistione pop-country è, letteralmente, una bomba. Il singolo “Achy, Breaky Hart” spinge tutto l’album sino alla vetta delle classifiche di vendita USA.  Quello del 1992 è il primo di una serie di nove album che, compreso il nuovo WANNA BE YOUR JOE il nostro ha composto.

Dopo il debutto boom di SOME GAVE ALL lo standard dei due lavori successivi di Cyrus rimane nella media e la riproposizione della formula pop-rock, alla lunga fa perdere un po’ di originalità al progetto iniziale: gli album di Cyrus continuano tuttavia a vendere bene grazie anche allo zoccolo duro dei fans che si è, nel frattempo, andato via via sempre più consolidando. Nel 1995 con TRAIL OF TEARS le composizioni di Cyrus ritornano ad essere pienamente ispirate, tanto che, questo lavoro risulta essere il più convincente dell’intera discografia del nostro.

Tra alti e bassi, con altri quattro album in mezzo tra il 1996 e il 2003, si arriva così ai giorni di oggi con l’uscita del suo nuovo lavoro WANNA BE YOUR JOE lavoro che rimane ancorato alla formula originaria ma che vira, decisamente, più verso un country-rock bello tosto e decisamente convincente.

Per meglio capirne l’esatta portata vi consiglio vivamente di accedere al sito www.billyraycyrus.com/movies/home.shtml  per vedere il video della title track, una canzone decisamente bella e che vi farà ballare il piedino in meno che non si dica e melodia che vi resterà nelle orecchie sin da subito.

L’album ha già avuto un più che buon riscontro a livello di classifiche country confermando il momento decisamente felice della carriera discografica di Cyrus.

Nell’album vi sono quattordici pezzi tutti composti dal nostro, solo o a più mani con altri, e si supera di poco i cinquanta minuti di durata. Oltre alla title track che, come detto, è proprio una bella canzone, meritano di essere citate anche COUNTRY MUSIC HAS THE BLUES che vede ospiti del nostro due star & leggende  della musica country USA del calibro di Loretta Lynn e George Jones mentre un discorso a parte merita  HEY DADDY.

Cyrus dedica l’album al padre morto nel febbraio di quest’anno e la dedica, commuovente,  è trascritta nel libretto coi testi delle canzoni. La canzone HEY DADDY è stata l’ultima canzone che Billy Ray ha cantato al padre pochi giorni prima che questi morisse, consumato da una brutta malattia. La canzone è una di quelle che giustificano l’acquisto di un album intero: è bella, struggente e piena di anima, ma, ala fine si può dire che è proprio tutto il lavoro nel suo complesso che si lascia ascoltare piacevolmente.

Dimenticavo di annotare che, nella canzone STAND, ad accompagnare Billy Ray c’è la stupenda voce della figlia Miley… quando si dice che “buon sangue non mente”.

In conclusione trovo difficile stabilire se e quanto il fatto di essere il “belloccio di turno”  possa aver influito sul successo della sua carriera musicale: di certo questo lavoro è una prova a suo favore. Disco bello, ispirato, vitale e, a questo punto… consigliato.

 

 

 

 



 

 

 

I MIGLIORI 10 DEL 2006 (SINORA)

By Mauro

 

1)    JOHNNY CASH – AMERICAN V

2)    LUCA CARBONI – LE BAND SI SCIOLGONO

3)    KELLY JOE PHELPS – TUNESMITH RETROFIT

4)    SIMONE MENEGHELLO- LE CANZONI DI SETTEMBRE

5)    BRUCE SPRINGSTEEN – WE SHALL OVERCOME

6)    LINGALAD - LO SPIRITO DELLE FOGLIE

7)    ZUCCHERO - FLY

8)    CHRISTY MOORE – LIVE IN DUBLIN 2006

9)    WILLIE NILE – STREETS OF NEW YORK

10)    NEIL DIAMOND – 12 SONGS

 

 

 

SONO ATTESI…

Sul finire di questo 2006 siamo sempre in attesa del disco di ANDREA PARODI, SOLDATI vieppiù annunciato ma, non ancora uscito.

Per la primavera 2007 si annuncia già l’attesa per il secondo lavoro del nostro MAX LAROCCA … “LA BREVE ESTATE” sarà, ne siamo certi, un grande disco.

Attendiamo buone nuove anche da Stefano Barotti.


 


 

 

 

NAVIGARE e MUSICARE

NUOVA RUBRICA DI FaZ
per non perdersi nel grande mare di internet

 

Da questo numero ho deciso di indicarvi mensilmente 8 possibili direzioni di navigazione nel grande mare di internet.  Senza nessuna pretesa e nessun interesse.

Semplicemente segnalo 8 siti che ritengo possano essere di interesse comune, per utilità o piacevolezza o semplicemente conoscenza.

 

L’elemento comune è il mare della musica. 

Le 8 direzioni sono così suddivise invece: 

  i 4 punti cardinali vi porteranno in siti di gente che crea musica; 

  le 4 “mezze” direzioni vi porteranno in siti di gente che tratta la musica.

 

Ripeto, le 8 direzioni vi porteranno in posti quasi casuali, scelti magari senza un grande motivo o nostro n° di frequenze visite,  ma con l’idea del “più disparati” possibile, così come le varie correnti marine che si possono incontrare in acqua.    Ma non temete, noi de IL TONNUTO siamo “d’acqua dolce” quindi niente mare mosso !

 

PS: dopodichè, se navigando le correnti marine vi porteranno in  buoni porti di ascolto o acquisto o vi porteranno semplicemente a scoprire nuove terre musicali, bene !  La meta-scopo è stata raggiunta !

 

 

SCEGLIETE LA DIREZIONE. I PORTI DEL MESE SONO:

 

 

 

 ECCOVI BREVE DESCRIZIONE:

NORD

 Jerry Garcia  -  http://jerrygarcia.com/intro.html

 Sito principale dello straordinario chitarrista-cantante , anche dei Grateful Dead, scomparso nel 1995 e di cui abbiamo anche parlato nel N°66 dove vi abbiamo indicato come scaricare un CD completo gratis.

 

SUD   

 Blues Machine  -  http://www.bluesmachine.it/

 Sono 4 chitarristi italiani sfrenati tra cui il “nostro” Python Fecchio.  Li potete ascoltare in zona !

OVEST          

 The Bravery  -  http://www.thebravery.com/

 Un promettente gruppo nuovo che ricorda la  new wave inglese dei primi anni 80 con un mix tra Cure, Duran, New Order, Human League, Depeche Mode.

EST   

 Max Lazzarin  -  http://www.maxlazzarin.net/

 Straordinario pianista veneto col sound del profondo Blues. Potete ascoltare tracce.

 

NORD-OVEST         

 Onda Rock  -  http://www.ondarock.it/

 RECENSIONI – DATE CONCERTI – ARTISTI E GENERI. Un ottimo punto di partenza per iniziare a conoscere … quel che si può ascoltare in giro.

NORD-EST

 Club Tenco  -  http://www.clubtenco.org/home.htm

  Proprio in questi giorni vengono assegnati all’Ariston di Sanremo gli ambiti premi della Canzone d’Autore.

SUD-OVEST

 Dance Industries  -  http://www.dance-industries.com

 Musica elettronica da tutto il mondo,  fatta col computer. Potete caricare le vostre o ascoltare e scaricare gratis ! Difficili magari da scovare ma ci sono anche composizioni molto piacevoli . 

SUD-EST

YouTube  -  http://www.youtube.com/categories_portal?c=10&e=1

Sito discusso molto in internet questo mese perché è appena stato acquistato da Google. Trovate filmati amatoriali di tutti i tipi liberamente visibili. La sottopagina che vi linko è per la sezione musica.


 


 

 

 

 

 

 

 

 

NEFFA

 

Alla Fine Della Notte

 

 

x FaZ

 

 

 

Etichetta:  Bmg

Tracce:

Tanta Luce    -    Il Mondo Nuovo          -    Senza Ali

La Notte   -   Blu   -   Tu Non Mi Manchi

            Cambierà    -   Vieni Appena Puoi   -   Che Sarà Sarà

            Venere   -   Luna Nuova   -   Tutto Tu

 

Potete ascoltarle tutte  visitando il suo sito:       www.neffa.it

 

Ho acquistato casualmente questo CD in edicola. Neffa questo personaggio che premetto conosco poco ma che mi ha sempre incuriosito con quelle sue “canzonette” che però si distinguono dalla massa delle altre “canzonette”. Mi pare e me lo conferma questo “Alla fine della notte” che Neffa non è certo un artista che segue la  tradizione del canto italiano ma propone sempre un qualcosa di meticcio, nuovo o imbastardito.  Anche in questa ultima pubblicazione vi sono tracce molto differenti tra loro ognuna con il suo proprio ritmo, gospel, blues, pop, etnico, soul, pop-rock, etc. ma tutte anche con qualcosa in comune che può essere il senso delle storie inizialmente malinconiche ma che poi si “rialzano” ed intravedono aspetti positivi.

 

Nel complesso un CD che scivola via tranquillo. Non è un capolavoro, non sarà evidenziato nei libri di musica futuri   ma per coloro che solitamente preferiscono la varietà della radio  ai CD mono-ritmici   credo sia un buon acquisto (costo sui 12 euro).  Come detto qui trovano davvero di tutto.

Le tracce più piacevoli sono sicuramente la famosissima “Il mondo nuovo” che tutti abbiamo sentito questa estate alle radio ma anche a mio giudizio “Cambierà”,  il pop-rock di “Luna nuova”,  la veloce ripetitiva rocchettara “Tutto tu”, poi magari “Che sarà sarà” per gli amanti del lento sudamericano bossa nova, “Tanta luce” che ricorda quasi uno Zucchero gospel, buona a Natale.

 

Neffa, vero nome Giovanni Pellino, inizia a farsi conoscere nel 1996 con “I Messaggeri della dopa”. Fa poi altri 2 o 3 CD. Pare che inizia in gruppi di hardcore, per poi passare all' hip-hop , al rap ed al funk. Decisamente un artista che fa quel che gli pare, non si fossilizza.  2 successi del passato: La mia signorina o Prima di andare via.

E’ giusto ricordare qui anche la dote vocale di Neffa e la bravura di strumentista.

 

 

 

 



 

STRUMENTI MUSICALI DA INTERNET


IL FLAUTO (TRAVERSO)

x FaZ

 

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Innanzitutto si differenzia  tra il flauto dolce (trattato il mese scorso)  ed il flauto traverso.

Questo mese analizziamo il flauto traverso.

 

Il flauto traverso è uno strumento musicale della famiglia dei legni e quindi è un aerofono. L'attribuzione del flauto - oggi quasi sempre costruito in metallo - alla famiglia dei legni deriva dal fatto che, fino al XIX secolo, la quasi totalità dei flauti erano in legno.

Il suo nome (anticamente: traversiere) deriva dal fatto che viene suonato in posizione trasversale asimmetrica, con il corpo dello strumento alla destra dell'esecutore ("di traverso").

 

Nella sua forma moderna, il flauto traverso (anche noto come flauto traverso da concerto occidentale) è uno strumento cilindrico che lo strumentista (detto flautista) suona soffiando nel foro d'imboccatura e azionando un numero variabile di chiavi.

L'emissione del suono è dovuta all'oscillazione della colonna d'aria che, indirizzata dal suonatore sull'orlo del foro d'imboccatura, forma vortici che ne provocano l'oscillazione dentro e fuori dal foro e mette in vibrazione l'intera colonna d'aria.

La forma moderna del flauto (cilindrico, a dodici o più chiavi) è dovuta alle modifiche applicate ai flauti barocchi (a loro volta derivanti da più antichi flauti a sei fori) dal tedesco Theobald Boehm (1794-1881) e ai successivi perfezionamenti ideati dai fabbricanti di scuola francese.

 

I flauti traversi moderni sono strumenti in legno o più comunemente in metallo (alpacca argentata, argento, oro, platino) composti da 3 parti:

Testata

Corpo centrale

Trombino o piede

I tre pezzi vengono montati assieme tramite innesti a baionetta: lo strumento montato è lungo circa 65 centimetri con un diametro interno di circa due centimetri (lo spessore del materiale, nei flauti di metallo, è inferiore al millimetro, di alcuni millimetri per i flauti in legno).

La testata è inserita nel corpo tramite un innesto lungo alcuni centimetri, che viene usato come dispositivo di accordatura: variando l'inserimento della testata nel corpo si da regolare la lunghezza complessiva dello strumento e, di conseguenza, l'intonazione.

La testata è chiusa a un'estremità da un tappo dotato di un foro filettato che ne permette l'aggiustamento mediante la rotazione di una ghiera ("tappo a vite") e la cui funzione è permettere l'accordamento delle ottave, operazione che viene fatta raramente.

Il corpo contiene tutte le altre chiavi, con una disposizione che ammette alcune varianti. Le più popolari riguardano le chiavi del Sol che possono essere allineate (Sol in linea) o leggermente spostate verso l'esterno per una posizione più comoda delle dita (Sol fuori) e il cosiddetto "Mi meccanico" un dispostitivo che facilita l'emissione del Mi7.

Esistono due versioni di trombino: in Do (la più comune) porta tre chiavi comandate da un gruppo di leve, azionate con il mignolo della mano destra, che permettono di produrre le note Do4 Do#4 (ottava grave) e Re# (ottava grave e intermedia). Più rari sono i trombini discendenti al Si (Si4) essi sono più lunghi e hanno una chiave addizionale che viene comandata da una leva dedicata, inserita nel gruppo che comanda le altre chiave. Oltre alla produzione del Si4, questa chiave, se presente, facilita notevolmenta anche l'emissione del Do7 (la nota più alta dell'estensione standard del flauto).

 

Timbro

Il flauto ha un suono limpido anche se un po' freddo, ma la brillantezza del suo timbro lo ha reso adatto, per esempio, per imitare il canto degli uccelli, caratteristica usata in molti brani di diversa provenienza: esempi nella musica classica sono il concerto "Il cardellino" di Antonio Vivaldi, il concerto nella "Sinfonia Pastorale" di Beethoven e la parte dell'uccellino Sasha in "Pierino e il lupo" di Sergei Prokofiev; nella musica jazz il brano "Conference of the birds" di Dave Holland; nella musica popolare irlandese la giga "Lark in the morning" (normalmente affidata al flauto traverso irlandese a sei fori).

Inoltre, la sua discendenza popolare (non bisogna dimenticare che, essendo uno degli strumenti di più facile fabbricazione, il flauto è anche uno dei più antichi e diffusi nella musica popolare) faceva sì che il flauto evocasse ambienti pastorali e bucolici, molto frequentati in musica e nelle arti in genere dal XVI al XIX secolo: si vedano a questo proposito la giá citata Sinfonia Pastorale e la raccolta "Il Pastor Fido" , opere che giá nel titolo rivelano la loro ispirazione e che contengono importanti parti per flauto (la seconda è una raccolta di sei concerti per flauto, clavicembalo e basso continuo).

 

Tecnica

Il suono viene prodotto dal flusso d'aria che si frange contro lo spigolo del foro di insufflazione presente sulla testata. In questo modo viene eccitata la colonna d'aria all'interno del tubo e ha inizio la vibrazione sonora. L'emissione di note di diversa altezza avviene chiudendo i fori, tramite le "chiavi" (i tasti) e controllando in questo modo l'altezza della colonna d'aria che viene messa in vibrazione. Un effetto molto suggestivo è il frullato (o Flatterzunge), tecnica che consiste nel soffiare pronunciando contemporaneamente le consonanti "tr", "dr" o "vr" per far vibrare la parte anteriore della lingua oppure la consonante "r" (pronunciata come la "r" moscia francese) per far vibrare la parte posteriore della lingua. Le chiavi possono essere forate, per permettere effetti di glissato (passaggio da una nota all'altra senza salti tonali) ed una maggiore proiezione di suono.

 



 

 

Notizie curiose da internet

By FaZ

 

Non c'è gravità nello spazio

La forza di gravità si trova ovunque, anche nello spazio. Gli astronauti sembrano senza peso perché in realtà sono in continua caduta libera verso la Terra, rimanendo "in volo" grazie al movimento orizzontale che sostanzialmente permette loro di seguire la curvatura del pianeta. L'effetto della gravità diminuisce con l'aumentare della distanza, ma non svanisce mai.

 

La zuppa di pollo cura il raffreddore

Il brodo effettivamente ha delle proprietà anti-infiammatorie che aiutano a ridurre la congestione delle vie respiratorie. Ma parlare di "cura" è scientificamente fuori luogo.

 

I polli possono vivere senza testa

Questo mito è vero. Perché il cervelletto, che sostanzialmente rimane intatto dopo la decapitazione, controlla la maggior parte dei riflessi del pollo. Nelle cronache si racconta di un volatile particolarmente robusto, rimasto in vita senza testa per 18 mesi.

 

L'acqua del rubinetto si svuota girando al contrario nell'emisfero Sud per la rotazione della Terra

La rotazione della Terra è troppo debole per poter influenzare la direzione di scolo dell'acqua. Questa dipende esclusivamente dalla struttura del lavandino.

 

Una monetina fatta cadere da un grattacielo può uccidere una persona

Una moneta non ha per niente una forma aerodinamica, dunque la frizione continua dell'aria mentre cade la frena, dato anche l'esiguo peso. Al massimo può causare una fastidiosa ferita.

 

Negli adulti non crescono nuove cellule del cervello

Benché gli sviluppi principali del nostro cervello avvengano durante l'infanzia, i neuroni continuano a crescere e cambiare anche durante l'età adulta.

 

Sbadigliare è contagioso

Ebbene, è vero. E non solo al livello empirico che noi conosciamo, ma è proprio una questione fisiologica: accade anche agli scimpanzè.

 

I fulmini non cadono mai nello stesso punto

Semplicemente falso: i fulmini colpiscono maggioramente certi luoghi rispetto ad altri, in particolare quelli alti. La cima dell'Empire State Building per esempio viene colpita circa 25 volte in un anno.

 

I gatti cadono sempre sulle zampe

Accade sempre così, ma solo se il gatto cade da un'altezza sufficiente. L'atterraggio morbido e aggrazziato viene meno se la caduta è di schiena e da un'altezza inferiore ai 30 centimetri.

 

Ci si bagna di meno se si corre sotto la pioggia

Le diverse equazioni matematiche costruite per rispondere a questa domanda dimostrano che effettivamente è così. Ma la spiegazione del perché non è così semplice come potremmo pensare.

 

Gli animali possono predire i disastri naturali

Non c'è nessuna prova dell'esistenza di un sesto senso negli animali. Ma gli altri cinque sensi particolarmente sviluppati e il forte istinto di sopravvivenza li invita con una certa urgenza a scappare a gambe levate in caso di tsunami o urgani o altro.

 

Gli uomini pensano al sesso ogni sette secondi

Benché i maschi siano effettivamente "concentrati" sulla riproduzione della specie, non esiste alcun metodo scientifico per misurare quanto questo desiderio affiori nell'arco della giornata. E sette secondi sembrano proprio un'esagerazione.

 

 

 

 

 

 


 

NEL PROSSIMO NUMERO:

 CONSIGLI DI NATALE…

JERRY GARCIA –THE VERY BEST OF…

QUINDI ALTRE BUONE E NUOVE DA FaZ E VIA RACCONTANDO

 

QUESTO NUMERO DEL TONNUTO E’ STATO CHIUSO IN REDAZIONE ALLE   

 ORE   19,00    DEL  10/11/2006    

 

 

 

 

 

HANNO FATTIVAMENTE COLLABORATO A QUESTO NUMERO (E NOI LO RINGRAZIAMO) :

 

IL PORCELLINO D’INDIA RINGHIO

L’INDISPENSABILE AIUTO DEL GRANDE AMICO  FAZ

CIAO RAGAZ!!

 

 

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