IL TONNUTO©
PERIODICO D’ACQUA DOLCE - Anno VII - N° 61 – APRILE 2006 www.iltonnuto.tk
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Questo numero contiene:
IO, IL TESTIMONE DELLA SPOSA Lettera
aperta alla mia amica Cara
amica, quando
la scorsa domenica (26 marzo 2006), mentre parlavamo con Teo e Betty del più e
del meno, ad un tratto mi hai chiesto se avessi voluto essere tuo testimone di
nozze, mi hai sorpreso. E’ una cosa bellissima, unica. Eri
emozionata, e mi hai emozionato. Per
qualche attimo lo “scompenso emozionale” mi ha reso incapace di mettere insieme
una frase che avesse senso compiuto. Credo di averti detto un: “Nooo,
veramente??” nel quale il nooo, lungi (ovviamente) dall’essere una negazione
era invece una sorta di “non ci posso credere!!”. La
gioia che questa tua richiesta mi ha donato la condivido ora, in questo
istante, con queste poche ma sentite righe, con tutti gli amici che ho, anzi, che abbiamo. Sarebbe,
forse, stato maggiormente opportuno scrivertele a solo tuo uso e consumo queste
mie considerazioni, così, senza donare una tale pubblicità alla tua richiesta:
ma tu mi conosci, c’è chi ostenta le proprie “gioie” che fanno “status symbol”
(come suol dirsi)… il macchinone, piuttosto che il telefonino, il giubbino
piuttosto che le scarpe e via dicendo... io (non solo perché non ne ho ed in
ogni caso non ne darei molto valore)
preferisco ostentare emozioni veramente forti, come quella che tu mi hai donato,
come quelle che gli amici sanno donare. Perché queste hanno un valore
universale, che resistono nel tempo e si guadagnano uno spazio unico nel nostro
cuore: forse anche perché, come tutte le cose care, non hanno un controvalore
in denaro che le possa riscattare. Sarà
la terza volta che “vestirò” i panni del testimone. Successe il 25/04/1992 quando
si sposò mio fratello e otto anni dopo, l’11/05/2000 quando si sposò il mio “ Tutte
e due le volte precedenti ho vissuto la “testimonianza” con un grande senso di
responsabilità, perché, quella che si vive in quel momento sull’altare è,
ovviamente, una pagina cruciale nella vita degli sposi. Così
sarà anche questa terza volta, e così sarà di sicuro anche per tuo cugino
Andrea. Ti
ringrazio, amica mia, dal profondo del cuore per avermi fatto un tale onore,
spero di esserne degno così come sono sicuro di esserne orgoglioso. Mauro |
MONDO
RINGHIO!
EDITORIALE
A CURA DI
Cari amici ben
trovati.
Questi giorni sono
stati funestati dalla triste fine del piccolo Tommy. Un fatto così orribile ha
scosso tutti quanti, indipendentemente dal credo religioso, indipendentemente
da tutto.
Il maligno è lì,
dietro gli occhi di ghiaccio di un animale che, definire tale, reca offesa agli
animali, quelli veri. Il diavolo esiste, e spesso si intravede: si sente. Dio
appare lontano, non sempre presente. Se
esiste, di là, qualcosa, speriamo che sia esattamente come viene descritto nei
testi sacri. Che l’angioletto vegli da lassù, e che il maledetto possa bruciare
nelle fiamme per l’eternità. Nel frattempo gradirei molto che la giustizia, non quella della Legge (in
senso stretto), ma quella del “taglione” colpisse duramente.
Su questa vicenda non
voglio aggiungere altro.
Penso che ognuno di
voi si sarà fatto una propria idea: avrete pregato e, se non credete, vi sarete
affidati alla sensazione che il vostro cuore vi avrà dettato.
Ciao Tommy.
Venendo a cose poco
serie: ad un certo punto la tentazione di attendere ben oltre il nostro termine
di uscita, solo per commentare il risultato politico delle elezioni, ci ha
sfiorato. Ma poi abbiamo pensato che, noi, siamo (appunto) “animali” dotati di
una certa serietà.
E quindi eccoci puntuali
al nostro appuntamento: il 10 del mese… e senza exit-pol.
Immagino, a questo
punto, le facce di chi, voleva o l’uno o l’altro dei due contendenti al governo.
Ma non intristitevi,
amici, chiunque voi siate, che siete dalla parte degli sconfitti o dei
vincitori.
In verità, chi può
dire, realmente di aver vinto???
Avete seguito la
campagna elettorale?? Una pena e una tristezza.
E non mi venite a
dire che l’uno ha avuto più ragione dell’altro. Sia il Cavaliere che il
Prodi hanno passato la maggior parte del
tempo a rincorrersi con accuse ad hoc. Ad un certo punto la confusione era
totale. Poi l’hanno semplicemente buttata sul “fisco”. Perché ben sanno che
l’italiano medio, tollera generalmente parecchio, sinché non gli mettete la
mano nel portafoglio. A quel punto apriti cielo!!
Dico, in due mesi non
che si sia sentito, da una delle due parti, un progetto (badate, non dico un
programma) dico un progetto, uno che uno, che si possa, alla luce del sole,
definire “mediamente” serio. Si è battagliato su tutto e l’impossibile e
nessuno ci ha spiegato che cosa
intendeva “realmente” fare. Poi vai a spiegare il cuneo fiscale e i dividendi,
la tassa di successione e gli estimi catastali. Se non sei mediamente
“fiscalista” questi termini cominciano ad essere avvolti nel mistero assoluto.
“Nebbia fitta in Valpadana” si diceva un tempo. Mi sembra che possa essere il
caso di preoccuparsi.
Ribadisco, amici,
chiunque vincerà rappresenterà un paese che, non si merita una classe politica
del genere (o degenere!).
Ci illudiamo ancora
che, politicamente, ci possa essere una morale un po’ più solida, una voglia
reale di contribuire a far crescere
Ma aprile, amici
miei, è l’inizio della primavera. Quindi si sconsigliano pensieri
esclusivamente negativi.
Dopo il lungo inverno
ci rituffiamo fuori per respirare una nuova aria, pulita, buona.
Poco importa che le
“gazzette” già strillino sui prossimi aumenti di energia elettrica ecc. ecc…
Mi pare che siamo,
ormai, talmente rassegnati ed abituati a cotali notizie che, come tanti “tafazzi” non ne potremmo fare più a meno.
Alla prossima amici miei.
LA NOSTRA WOODSTOCK BRIANZOLA
by
FaZ
Come tutti gli anni o meglio come tutti gli ultimi 9 anni,
anche per questo, arriva la miglior manifestazione musicale proposta dalla
nostra zona.
Ve la presento con molto piacere…ed invidia!! Organizzare un
evento tanto bello (e non dimentichiamo che gli incassi vanno a fin di
bene) è il sogno di noi de Il Tonnuto.
27 aprile - 1
maggio 2006
per info |
||||||||||||||||||
** Tutto il ricavato della manifestazione “NOTE DI
CONDIVISIONE” andrà a favore dei “meninos de rua” di Salvador Bahia
(Brasile), della “Comunità Emmaus” di Recife (Brasile), dell’Ospedale di
Poxoreo – Mato Grosso (Brasile) e delle Coop. Soc. per disabili “Incontro” di
Maresso (LC) e “Casa Amica” di Merate (LC). |
SPECIALE:
IL MATRIMONIO DI SILVIA & TEO
By Mauro
Qui in casa TONNO il
caos regna sovrano: lo sanno bene gli amici e quelli che ci frequentano più
spesso: per quanto si cerchi di tenere un minimo d’ordine, l’anarchia la fa da
padrona.
Pile di cd,
ovviamente, ma anche libri, quotidiani e riviste, poi i giochi del piccolo
Valentino che sono ovunque: insomma, un grande disordine… “ordinato”.
In mezzo a cotanto
caos alcune foto. Immancabile quella del matrimonio… e poi ce n’è una, in
particolare, che ci è stata scattata, “inquadrettata” e regalata dagli amici
Ritrae me e Betty
(col pancione) sul finire del giugno 2004. Dietro di noi lo splendido scenario
del lago di Como così come lo si vede solo
dal Miro, in quel della Valbrona.
E’ una tradizione:
sin dai tempi della “grande compagnia” ho portato fin lassù tutti i miei migliori amici, chi prima, chi
dopo… ci sono stato con tutti… e se qualcuno ancora non c’è stato… pazienti un
pochino… attendiamo, in rima, che cresca un poco Valentino.
Questa della “gita in
Valbrona” è una tradizione che ha origini molto lontane. Quel luogo me lo fece
conoscere mio fratello che ci era stato, ai tempi dell’oratorio, con Don Sandro
Vismara.
Con la mia futura
moglie ci andammo una delle primissime domeniche che eravamo fidanzati, e ci
andammo con l’amico Vigus.
Con
In quel fine giugno
del 2004 avvenne un fatto curioso: lo riporto così come lo rievocai, nella
piccola cronistoria che scrissi per il Battesimo del piccolo Valentino.
Al termine della discesa da quel del “Miro” ci
ritrovammo nell’abitato di Maisano, a scegliere, ad un bivio, la strada per tornare alla macchina e
concludere così la scampagnata domenicale in compagnia degli amici
E’ stato in quel mentre che la mamma ha notato il
nome di quella vietta del piccolo paesino della Valbrona: “Via Valentina”.
Era il chiaro segno. Ne abbiamo convenuto tutti e
quattro insieme; a soli due giorni dall’ecografia che ci avrebbe svelato chi
saresti stato, mentre già eri, quella
via era il segnale. Saresti stata Valentina.
Poi sapete tutti che
è stato “Valentino”. Quella domenica, quell’episodio… ma soprattutto quella
foto sono stati così importanti da risvegliare, ogni volta che l’occhio si posa
sulla foto, ricordi splendidi e vivide emozioni.
Ora lassù in Valbrona
non c’è più il Miro: non sappiamo che fine abbia fatto. Una staccionata chiude
il passaggio che dalla casa dà accesso alla spianata che era la meta dei nostri
pic-nic. Ci si passa lo stesso, e sono
rimaste intatte le panchine sotto l’albero davanti alla porta d’ingresso della
casa.
Lassù tra quegli
spazi aperti si evocano ricordi lontani, nel tempo, ma molto vicini nello
spirito e nelle sensazioni. La prima volta che ci andammo con
Torneremo ancora,
tutti insieme magari tra qualche anno con le nostre famiglie… come cantavano
Johnny e June Carte Cash… “will the circe be unbroken”!.
AL 10/04/2006 MANCANO: 159 GIORNI
APPUNTAMENTO CON…
Davide van de sfroos
A
DESIO 18/3/2006
by FaZ
E’ il mio
compleanno! Davide non poteva farmi regalo migliore di questo
concerto vicino a casa. Ore 19:50 sono pronto e parto per l’Esselunga dove devo comprare
2 cassette DV per filmare l’evento. L’intenzione è quella di realizzare un DVD
da tenere nei ricordi, così come al concerto della scorsa estate a Cantù. Spesa
veloce e via a casa di Mauro, luogo dell’incontro dei fans. Saremo in 6, io e
Mauro, Paolino e Clara, Ivano ed Andrea. Ore 20:45 dopo qualche divertente
chiacchiera (passava di là anche Lele che saluto !) l’atmosfera si fa calda.
Urge Dieci minuti e siamo là, al Palazzetto del Basket Desio. Il
parcheggio principale è tutto pieno. Aggiriamo la zona e ci portiamo ad un
parcheggio semivuoto sul retro della struttura che evidentemente in pochi
conoscono. Posizione auto ottima ! Scesi dobbiamo fare solo Entriamo che la fascia bassa dei posti del bel palazzetto
circolare, con tetto perlinato e travoni, è tutta piena. Noi ci dirigiamo più su
dove non si sa se è consentito, ma noi ci prendiamo la “responsabilità”. Ci
sediamo proprio in faccia al palco in posizione dominante. Per me è il massimo.
Sono in grado di appoggiarmi la videocamera sulle ginocchia e filmare tutto. Ore 21:25 eccoli arrivare ! Davide sale sul palco seguito
dall’ormai inseparabile amico violinista Anga. Applausi ! Finalmente, nuovo
anno, nuovo tour. Questa volta si preannuncia differente dal passato. Davide per
la prima volta sarà accompagnato da musicisti made in USA e non più solo da
italiani “nostrani”. I nuovi sono dei “tosti” del blues americano si dice e si
legge. Comunque Davide saluta e ringrazia. Poi si scusa che il bassista (che
dicono sia un fenomeno) ha avuto un lutto ed ha dovuto rientrare a casa così
presenta la sua sostituta Miss Ilary XXX una bella ragazza che arriva in
emergenza dal milanese. Poi è la volta del chitarrista John Dolce, il Jimi
Hendrix della Grande Mela. Segue il batterista, gigante nero che farebbe bella
scena su un ring di Wrestling. Infine l’ospite più illustre Sugar Blue veterano
dell’armonica blues, accompagna spesso i migliori in USA e per questa primavera
è qui con Davide in Italia. (Davide andrà a restituire il favore a metà aprile
in Alabama per 2 concerti con molti artisti folk). Il concerto ha inizio ! Attaccano con il Barùn de La terza è una dei tradizionali cavalli di battaglia ma in
versione rap-armonica: Pulenta e gaina fregia in sula veranda. L’è minga vè, l’è
minga vè, l’è minga vera…e a finire le vibrazioni nell’anima che ci dà il
violino dell’Anga. Ed il vent al pica ala porta… Via lanciati con Seguono altre
canzoni, sempre accoppiate ad una buona coreografia di luci colorate sopra il
palco e saltuariamente fumi sparati sul palco. Nella fase centrale del concerto dà il meglio secondo me con “io
sono il corvo” una delle mie canzoni preferite che a detta è stata una delle
migliori della serata anche se una decisa chitarra avrebbe dato la giusta forza
e resa anziché l’armonica che viene sempre usata anche dove non gli compete.
“I’m just a crow…” termina ed arriva la vera chicca della serata: “Hey Joe” il successo
mondiale diffuso dall’enorme Jimi Hendrix stasera sul nostro palco e suonato
piuttosto bene ma soprattutto in versione divertente dove il Davide ne cambia i
versi con “Vee giòooo, l’è pussè de un’ura che sunt chi a spetàtt .. cristu!!…vada
che te vedi me…ta se li dreè a spetà dietro la credenzaa…” . Finalmente qui (e
solo qui) ci si accorge della chitarra elettrica che esegue il suo pezzo
migliore (beh … era anche l’unico che abbiam potuto valutare). Si prosegue ad
oltranza. Su Remuliff radioattivv una delle più vecchie canzoni dei De
sfroos, in versione psichedelica, Davide ricorda che il giorno dopo c’è la
seconda serata di festa con vari gruppi che suoneranno in memoria del grande
Fabrizio De Andrè. Finisce
ufficialmente il concerto ma tutti i fans sanno che seguiranno almeno 3 bis.
Infatti poco dopo Davide ed Anga da soli eseguono Ninna Nanna dorma fioeu che’l
tò pà al gà un sacc in spala…cunt dent el so curagg ed i paròll che al po’ mia
dìi… bellissima versione con chitarra e violino davvero molto dolce ed
emotivamente intensa. Seconda risma …sbroia tuta la matassa.. tira tira drizz el fill e
poi lasa che sal rilassa… dall’est dall’est.. Ventaaannaaasss ed il vento soffia
sulle vibrazioni del violino ed i ritmi della chitarra del Davide. Ripresenta salutando tutta la band che risale sul palco e …tucc
in su la curieeera! Alla grande ancora una volta ! Tutti saltano, il Paolino e
Clara vogliono saltare in mezzo alla folla, di corsa per mano si precipitano sul
parquet del palazzetto (non siam riusciti a sapere se fosse Paolino la
“locomotiva” di uno dei 3 lunghissimi trenini che ho filmato:-). Immenso finalone con l’armonica di Sugar
Blu e gli “heee heee heee” del Davidone a scandire il tempo, il passo, i salti. I trenini si snodano,
le mani si alzano, i piedi battono… grande serata ! Chitarre (ma porca miseria, ora si sente?!) che fanno da base e
Davide saluta tutti presentando i prossimi appuntamenti del tour. Esce dalla
scena con Sugar Blue che continua a ripetere “Da-vi-de..Da-vi-de..” alzando le
braccia… chitarre, violino, rullo infinito di batteria… e tòccch… ciao a tutti !
Il felice concerto ci saluta e ci rimanda tutti allegri e contenti sulla nostra
curiera, il Zafirone, che ci riporta a casa immersi nei nostri ricordi. Come
oggi che felicemente leggiamo e ricordiamo, con voi, queste indimenticabili
grandi emozioni. Wuhaauu ,, che serata !
|
…VISTO DA CLAUDIO
... IL SUGAR
FREE GRIDAVA CON IL BATTERISTA, ANCH' EGLI AFROAMERICANO, BATTEVA COME UN
BASTARDO SULLE CASSE QUASI A PREOCCUPARE REALMENTE IL DAVIDE PER MI RICORDAVA
MIGUELON INDURAIN QUANDO SPINGEVA ANIMALMENTE SUI PEDALI NELLE PROVE A
CRONOMETRO FACENDO QUASI SCOMPARIRE TUTTI GLI ALTRI. IL CHITARRISTA
ITALOAMERICANO CANTAVA MA
SOPRATTUTTO SUONAVA "HEY JOE" DI HENDRIX CHE QUASI SVENIVO CON IL VIOLINISTA
NELLA SUA SEMPLICITA' D' ALTRI TEMPI FACEVA VOLARE IL SUO STRUMENTO ALTO
SUL PALCO. IL
DAVIDE FAVEVA DA FILO CONDUTTORE TRA
I QUATTRO. QUANDO HO SENTITO C' ERANO QUELLI
DELLA CURVA A POGARE, I BAMBINI A SALTELLARE, I "NEO FASCISTI" PIENI
DI BIRRA A PETTO NUDO, GENITORI GIOVANI, GIOVANI DI SESSANT'ANNI ATTACCATI ALLE
LORO SEDIE DAVANTI AL PALCO, RIGOROSAMENTE LASCIATE LIBERE PER LORO, C'ERA UNA
SIGNORA IN LEGGERO SOVRAPPESO CHE LANCIATASI A PRENDERE AL VOLO CON LO SGUARDO HO
CERCATO TE MAURO, AL BAR... HO CERCATO SE ERAVATE
PRESENTI, PENSO CHE QUESTA MIA DESCRIZIONE APPROSSIMATIVA SIA INUTILE. MA SE
NON C'ERAVATE, VI SIETE PERSI BELLE EMOZIONI. CIAO A TUTTI.
CLAUDIO. |
L’ANGOLO D’IVANO
Un’enciclopedia? Un dizionario? Un almanacco? Un’antologia?
Un lessico? Un tesoretto? Una raccolta di luoghi comuni? Un vademecum? Be’ sì, L’originale
miscellanea di Schott è tutto ciò. Questo mese (e forse anche per i prossimi!) intendo
sfruttare lo spazio che mi concede il mio «angolo» su questa pubblicazione per
diffondere alcune curiosità raccolte in un prezioso e quasi introvabile
volumetto pubblicato in Italia nel novembre 2004 dall’editore Sonzogno, L’originale miscellanea di Schott
appunto. •Specifiche dell’arca di
Noè Costruita
con legno resinoso Lunghezza 300 cubiti Larghezza 50 cubiti Altezza 30 cubiti Finestre 1 Ponti
3 Numero
di umani 8 Il
diluvio durò 40 giorni e notti L’allagamento
durò 150 giorni Noè visse fino a 950 anni
• Il mondo secondo
• Alcuni termini musicali Adagio, affrettando, agitato, allargando, allegro, andante,
animato, appassionato, arpeggiante, bravura, brio, con anima, deciso, dolce,
dolcissimo, dolente, energico, forte-piano, forzando, fugato, grave, impetuoso,
lacrimoso, largo, legato, leggero, l’istesso tempo, lontano, lusingando, ma non
troppo, marcando, martellato, morendo, nobilmente, parlante, passionato,
patetico, piacevole, pizzicato, prestissimo, rallentando, rigoroso,
risvegliato, ritardando, scherzando, slargando, smorzando, staccato,
strepitoso, suave, tacet, tempo primo, teneramente, tranquillo. • A cena sul Titanic Menù della
prima classe – 14 aprile 1912 Hors d’oevre Varié,
Ostriche Consommé Olga, Crema
d’orzo Salmone, Salsa Mousseline,
cetrioli Filet Mignon Lili, Sauté
di pollo, Lyonnaise, Zucca farcita Agnello, salsa di menta Anatra arrosto, salsa di
mela Bistecche di manzo, patate
Chateau Piselli, Crema di Carote,
Riso bollito, Parmentier e patate novelle Punch Romaine Arrosto di piccione &
Crescione, asparagi freddi alla Vinaigrette, paté de Foie gras, Sedano Pudding Waldorf, Pesche in
Gelatina alla Chartreuse, Eclairs di Cioccolato e vaniglia, Gelato francese. Le seguenti provviste
facevano parte del carico del Titanic Animelle 1.000 Arance 80 casse Asparagi
freschi 800 mazzi Burro
fresco Caffè 1 tonnellata Carne
fresca Cipolle Marmellata Farina 200 barili Gelato Latte
fresco Lattuga 7.000 cespi Limoni 50 casse Pancetta
e prosciutto Panna
fresca Patate 40 tonnellate Pesce
fresco Piselli
freschi Pollame
Pompelmi 50 casse Riso,
fagioli secchi Sale
e pesce essic. Salsicce Tè Uova
fresche 40.000 Zucchero Acque
minerali 15.000 bottiglie Alcolici 850 bottiglie Birra 20.000bottiglie Vini 1.500 bottiglie Articoli
cristalleria 29.000 Posate 44.000 Sigari 8.000 Stoviglie 57.600
• Resti della cremazione Fostato 47.5 Calcio 25.3 Solfato 11.0 Potassio 3.69 Sodio 1.12 Cloruro 1.00 Silicio 0.9 Ossido
d’alluminio 0.72 Zinco 0.342 Ossido
di titanio 0.026 Bario 0.0066 Antimonio 0.0035 Cromo 0.0018 Rame 0.0017 Manganese 0.0013 Piombo 0.0008 Stagno 0.0005 Vanadio 0.0002 Berillio 0.0001 Mercurio 0.00001
Direi che
per questo mese può bastare…. |
TONNUTO FOR…TREVES
L’ANTEFATTO
Pagina
8 del mensile JAM di marzo 2006. Rubrica JAM ANCH’IO * LE VOSTRE LETTERE *
Prima
lettera “TREVES E I GIOVANI BLUESMEN”.
La
leggo con la solita curiosità con cui leggo, di solito, i pareri degli altri
lettori. Ma stavolta c’è di più. Nella sua missiva il lettore di JAM arriva ad
affermare:
“(…)
Senza nulla togliere al glorioso personaggio che è ed è stato, non capisco
l’utilità per il lettore di sapere quali band italiane lui gradisce e
sponsorizza. (…)Ma parlare di gruppuscoli regionali di cui mai nessuno comprerà
un cd (non foss’altro perché non si trovano) mi sembra inutile anche per i più
giovani e inesperti. Insomma la sua pagina così com’è non serve a nulla, è
vuota. Non sarà anche questo un segnale della crisi in cui versa il blues o in
cui versa il buon Treves? Se no rischiate di apparire come Carù che fa
otto-dieci pagine su Bubola o Van De Sfroos solo perché è loro amico.”
Arrivo
alla fine a stento. In fondo, ognuno, è libero di pensare e scrivere quel che
vuole. E non sarò certo io a dire il contrario.
Ma
noi, qui al TONNO, Fabio Treves, “IL PUMA DI LAMBRATE”, lo conosciamo bene,
abbiamo avuto la fortuna e l’occasione di parlargli ormai già diverse volte.
Lui è uomo blues di grande passione. Per un personaggio del genere, che in quel
che fa, ci mette l’anima, vale la pena prendere carta e penna (o mouse e
tastiera che dir volete) e comunicare alla rivista tutto il proprio appoggio al
PUMA.
Quindi
ecco, a seguire, la mia missiva e la cortese risposta di Fabio.
Lui
in Italia è il blues, signori!!! Giù il cappello. Zitti e mosca.
Carissimi
Scrivo dopo aver letto sul numero in edicola la missiva del lettore
che “attaccava” lo spazio di Fabio Treves.
Oltretutto il lettore in questione tirava in ballo Carù ed essendo il
sottoscritto un buscaderiano oltre che un jammiano, mi capirete.
Io penso che chi scrive di musica come Carù, Guitamacchi, Vites,
Zambellini (e via dicendo) lo faccia per passione ancor prima che per lavoro.
Fabio Treves lo fa innegabilmente per passione, e lo fa da alfiere del
blues in Italia: trovatemi uno che possa farlo al suo posto ma, a maggior
titolo.
Se nelle riviste musicali non si desse spazio a giovani e nuove
proposte, quanti talenti nascosti resterebbero tali??? Se Fabio Treves non
avesse scritto della Gnola Blues Band (una, valga per tutte) come l’avrei
scoperta??
E poi, “gruppuscoli regionali” cosa vuol dire?? Mio cugino abita a
Bormio (SO) e lì, nello storico negozio di musica COTTON CLUB mi raccontò che
si esibirono i primi DE SFROOS. Ora, sapete che fenomeno è diventato DE SFROOS,
e forse anche per merito di chi quella volta era lì a vederlo e ne
parlato e poi magari ne ha anche scritto: di bocca in bocca e di penna in penna
può crescere qualcosa di veramente importante.
Sul fatto poi che i cd di certi gruppi non si trovino beh, basta un po’
di buona voglia, magari sì, anche un po’ di sbattimento, qualche chilometro… e
poi siamo nell’era di internet, o no??
Insomma, che Fabio continui a scrivere di nuovi gruppi emergenti
sperduti per tutta Italia, con la passione di sempre.
Penso che, se faceste un sondaggio, il 90 per cento dei lettori sarebbe
con lui… Volete provare???
Un abbraccio e un saluto.
Rho Mauro – Cabiate – CO
P.S. Indipendentemente dal fatto che la presente sia pubblicata o meno,
vi sarei grato se giraste questa mia mail al “PUMA DI LAMBRATE” … con alcuni
amici gestiamo un piccolo sito
www.iltonnuto.tk
Alla pagina delle foto, tra le altre, ve ne sono alcune proprio della
TREVES BLUES BAND alla festa della Birra di Misinto del luglio 2004… parlavo di
passione… beh, vedere Fabio e il suo chitarrista Alex kidd in mezzo alla gente
a suonare beh… è la passione allo stato puro.
Carissimo Mauro, innanzi tutto grazie
per aver scritto alla redazione di Jam. Hai perfettamente inquadrato il
discorso. Devo riconoscere che per pochi minuti ero infuriato nel leggere
quelle cose..Mi sono venute in mente le migliaia di concerti degli ultimi 35
anni, le migliaia di band ascoltate su cassette e Cd, le migliaia di ore di
trasmissioni per parlare e diffondere il Blues. Certo non pretendo di piacere a
tutti, ma rivendico il rispetto per la mia onestà e coerenza artistica. Se uno
mi dice che faccio schifo a suonare l'armonica non mi offendo davvero, ma se
uno mi critica perché mi sbatto per
diffondere una musica che è la mia vita, allora mi imbufalisco. Poi ,per
fortuna ,arrivano lettere belle come la tua, che mi fanno capire di non essere
solo in quest'operazione di proselitismo. Quindi grazie, grazie ed ancora
grazie. Ti mando questa locandina, perché da Cabiate a Mezzago non è un viaggio
impossibile... se ci sei fatti riconoscere,un bibita fresca me la bevo
volentieri con un amico come te...Dimmi qual è il tuo idolo musicale, così
cerco tra le mie foto e te la mano al più presto...Ciao a presto FT
Bello davvero il sito...Quando vuoi
sono più che disponibile per interviste e quant'altro....hai visto cosa ti ho
inviato?Ciao grazie ancora..
|
IL DISCO DEL MESE/1
NEIL DIAMOND
”12 SONGS”
By Mauro
Lo inserisco nel 2006
(de sfroos): in realtà l’album è uscito sul finire del 2005, ma, non siamo mica
“Paperoni” da queste parti, e ci concediamo giusto il “giusto” premio di 1
piccolo cd mensile.
Questo mese, senza
dubbi e senza remore ho scelto questo splendido lavoro del buon Diamond.
Sull’operazione
“nostalgia” pesa, e non poco, l’impronta del produttore del suddetto dischetto:
Rick Rubin.
Rubin è lo stesso
uomo che, con
Ora Rubin ritenta la
grande impresa anche con Diamond. Il nostro, nel frattempo era un po’ uscito di
scena, dimenticato da molti, con lavori di notevole importanza “storica” nella
sua lunga e copiosa discografia, ma ormai lontano dal “mercato”.
Nel passato sue
canzoni sono state hits per altri, cito solo I’M A BELIVER per i MONKEES: sua è
anche SOLITARY MAN canzone che Rubin cucì addosso a Cash in occasione di
AMERICAN III – SOLITARY MAN. Forse proprio da lì nacque quel filo sottile che
ora lega Rubin a Diamond.
Il risultato del
binomio RUBIN-DIAMOND è questo 12 SONGS album che, per noi, europei è uscito in
ritardo di qualche mese ma con due bonus tracks. Il disco è indubbiamente
affascinante.
Parte con un doppio
colpo al cuore che regala dolci emozioni. OH MARY e HELL YEAH sono canzoni di
una bellezza estrema: la voce di Diamond espressiva e la chitarra a fare da
conduttore poco o nulla di più. La scintilla scocca subito e di questo album ti
innamori all’istante. Nella seconda traccia Diamond fa volare alto la sua bella
voce; e proprio la voce che sale e scende rende il pezzo una piccola, indiscussa
gemma.
Bella anche EVERMORE un
piano ad introdurre e canzone che racconta, soprattutto, di ricordi e domande
dalle difficili risposte “Ma era amore o solo illusione?”: una canzone che ha
uno stile e un incedere affascinante.
Meritano una
citazione anche MAN OF GOD, I’M ON TO YOU, CREATE ME ma, credetemi, è tutto il disco che suona
alla perfezione, non ci sono passi falsi, non ci sono pause.
Sembra proprio che
Neil Diamond sia rinato ad una nuova vita artistica: sul BUSCA attualmente in
edicola appare che, nella classifica degli incassi musicali USA del 2005,
Diamond è buon sesto!!
Di sicuro un disco
così bello non se lo sarebbe aspettato nessuno dei suoi numerosissimi fans.
Entra, di diritto, nella mia personale classifica dei migliori album dell’anno,
mentre, le prime due canzoni del suo album si piazzano, a ruota dietro STREETS
OF N.Y. di Willie Nile, come migliori composizioni.
Un disco da comprare,
amare e diffondere.
Suntuoso.
Neil Diamond is back.
SULLE ORME DI…
THE MAMAS & THE PAPAS
by Mauro
Legati per sempre al
successo di una canzone. Destino comune a moltissimi gruppi e/o cantanti. Così
è stato per i THE MAMAS & THE PAPAS che, con
John Phillips, la bionda
e avvenente moglie Michelle Gilliam in Phillips, il canadese Denny Doherty e
Mama Cass Elliott sono i THE MAMAS & THE PAPAS. Esordiscono nel 1966 con IF
YOU CAN BELIVE YOUR EYES AND EARS ed è subito un successo travolgente. Vuoi per
le facili armonie pop, vuoi perché è proprio l’estate dell’amore e proprio
nella dolce California assolata, sarà per via dei testi, che parlano
dell’estate, della forza delle passioni, della speranza, degli hippie… sarà
tutto questo ma dietro vi è, ovviamente, molto di più. I nostrani Dik Dik hanno
fatta loro “Sognando la California” ed anche a loro il successo ha arriso.
E’ sempre del 1966 il
loro secondo lavoro: THE MAMAS & THE PAPAS. Ovviamente sull’onda
travolgente dei primi due dischi il gruppo diventa già un’icona e passa dritto
dritto nella leggenda nel giro di soli 12 mesi.
Nel 1967 esce THE
MAMAS & THE PAPAS DELIVER album che vede molte cover e poche canzoni composte
dal gruppo.
E’ del 1968
…PRESENTING THE PAPAS & THE MAMAS e già il gruppo sembra mostrare
La Cass, trasferitasi
in Inghilterra, fa in tempo ad incidere
diversi album quando, improvvisa, nel 1974 arriva la notizia della sua morte.
Nel 1980 sull’onda
della nostalgia Phillips e Doherty con altri ricostituiscono il gruppo.
L’occasione è buona per fare nuovi concerti, e far riscoprire il “vecchio
catalogo” dei classici alle nuove generazioni; tuttavia l’operazione non è
altro che “un piatto riscaldato”. I bei tempi sono per sempre andati e il
gruppo, nella sua nuova line-up nemmeno può lontanamente raggiungere le vette
compositive ed esecutive dei vecchi tempi.
Resta intatto il
fascino di canzoni come (oltre,
ovviamente, alla già citata California dreamin’) Monday Monday, I saw her
again, Word of love, Dedicated to the one i love, e Dream a little dream (per
citare solo le super-hits).
Se pensate che, da
allora, sono passati qualcosa come 40
anni capirete anche perché, chi scrive, (anche viste le recenti “tristi
produzioni”) si guarda alle spalle con molta, molta “musicale nostalgia”.
RICORDANDO…
PHIL OCHS
19/12/1940 -
09/04/1976
foto tratta da ALLMUSIC.COM
Sono passati esattamente trenta anni da quel 9 aprile del
1976, giorno in cui Phil Ochs decise che la sua strada doveva finire lì.
Una carriera vissuta all’ombra di un altro grande come
Dylan, i mancati riscontri commerciali, e un’inquietudine sempre più
disperata lo portarono sulla via del non
ritorno.
Phil Ochs è uno dei miei preferiti, forse perché nelle sue canzoni
si ritrova tutta la realtà della condizione umana, senza nessun velo, senza
nessuna finzione.
Canzoni come WHEN I’M GONE, NO MORE SONGS, REHEARSALS FOR
RETIREMENT sono le specchio dell’anima di un uomo, ma possono essere lo
specchio dell’anima di ciascuno di noi, sono tutto e sono tutto quello che noi
vogliamo possano essere per noi.
Sin dai primi album, quelli dell’epoca del folk del
Greenwich Village, Ochs si è sempre schierato, si è sempre impegnato. Poi sono
venuti i dischi della maturità artistica, album di una bellezza rara ma,
soprattutto, pura. Lì al Village visse a contatto con tutti quei folksinger che
hanno fatto la storia, come lui di quel movimento. Ma il successo, a lui, non
arrise più di tanto. Non era Dylan, pronto a sacrificare l’idea iniziale per il
fine.
Così è rimasto all’ombra di tanti, troppi, “eroi di
plastica”.
Ma i suoi amici, come Eric Andersen, per citare quello a lui
più legato, mai l’hanno dimenticato. Le sue canzoni vivono oggi ancor più di
ieri di una luce propria, intensa bella e trasparente.
All’epoca dell’uscita di REHEARSALS FOR RETIREMENT (1969)
fece scalpore la sua scelta di mostrare in copertina una lapide, la sua, come
in una sorta di profetica visione: in
quel periodo una forte dipendenza dall’alcol iniziò a segnarne un declino
artistico irrimediabile.
Se mai ne avrete la fortuna, ascoltate proprio REHEARSALS
FOR RETIREMENT. L’intro di piano risuonerà nelle vostre stanze e la sua voce vi
colpirà, così come le sue liriche, che parlano di ritiro dalle scene, in senso
letterale ma che nascondono, ovviamente, un risvolto umano ben più preciso.
Era un grande artista Phil Ochs. Ora, trenta anni dopo la
sua morte è vivo nella memoria di chi, ascoltando le sue canzoni, prova autentiche
emozioni.
REHEARSALS FOR
RETIREMENT
The days
grow longer for smaller prizes |
I MIGLIORI DEL 2006
(SINORA)
By Mauro
1)
WILLIE NILE – STREETS OF NEW YORK
2)
NEIL DIAMOND – 12 SONGS
3)
VINICIO CAPOSSELA – OVUNQUE PROTEGGI
4)
PACIFICO – DOLCI
FRUTTI TROPICALI
SONO ATTESI…
Bruce Springsteen – 24/04/2006 (un nuovo lavoro sulle
canzoni di Pete Seeger).
Mark Knopfler & Hammilou Harris – fine aprile –
un duo d’eccezione per un lavoro che promette bene!
Stefano Barotti – da definire – un nostro beniamino
alla seconda prova. Attesissimo.
|
da INTERNET:
STRUMENTI MUSICALI
by FaZ
(Da Wikipedia,
l'enciclopedia libera)
Il clarinetto è uno strumento
musicale a fiato ad ancia semplice appartenente alla famiglia dei legni.
Il suono del clarinetto è limpido e grintoso. Nella sua
estensione si divide in diversi registri, ognuno con le proprie particolarità.
Il registro grave è dolce, vellutato e malinconico, quello centrale è
goliardico e allegro mentre quello acuto è chiaro e cristallino.
Il clarinetto è costituito da una camera cilindrica alla cui
estremità superiore c'è il bocchino e a quella inferiore una svasatura a
campana. Il legno utilizzato per costruire il clarinetto è in prevalenza
l'ebano che gli conferisce il caratteristico colore nero. Sul clarinetto sono
presenti ventiquattro fori di dimensioni differenti. Sette fori, di cui sei
circondati da anelli, vengono chiusi dalle dita, gli altri vengono chiusi dai
cuscinetti azionati dalle diciotto chiavi o dagli anelli. Il clarinetto è
diviso in cinque parti unite ad incastro con guarnizioni in sughero che
svolgono funzioni diverse. Partendo dall'alto c'è il bocchino, corredato di
ancia e fascetta, che serve a produrre le vibrazioni sonore. Segue il barilotto
che fa risuonare le vibrazioni. Poi c'è la parte centrale costituita dal corpo
superiore e quello inferiore. Su queste due parti ci sono i fori, le chiavi e
gli anelli e, mediante impostazione delle dita, le vibrazioni vengono modellate
per ottenere i suoni desiderati. Lo strumento termina con la campana che dà
ulteriore risonanza ai suoni. Il suo
ingresso in orchestra è avvenuto solo alla fine del 1700 per merito di Mozart,
che ne intuì l'originalità del timbro e le risorse tecniche.
I generi
Grazie alle doti espressive e tecniche, il clarinetto è
presente in vari generi musicali. È ampiamente presente in musica classica dove
si trova prevalentemente in orchestra. Qui svolge un ruolo di accompagnamento e
spesso gli vengono affidate parti a solo.
Copiosa è la produzione di musica da camera che vede il
clarinetto in molteplici formazioni. Il clarinetto è molto usato nelle bande
musicali in cui riveste un ruolo pari a quello dei violini in orchestra. Nel
genere jazz è utilizzato nelle orchestre e come strumento solista. Nella musica
popolare si distingue per la tecnica brillante.
La famiglia
Esistono diversi tipi di clarinetti, differenti per
intonazione. Questi strumenti formano una vera e propria famiglia composta dai
seguenti tipi di clarinetto: soprano in La bemolle (noto come
"sestino"); soprano in Mi bemolle; soprano in Do, soprano in Si
bemolle; soprano in La; contralto in Fa (noto come corno di bassetto);
contralto in Mi bemolle; basso in Si bemolle; contrabbasso in Si bemolle.
Genericamente, quando si parla di clarinetto, si sottintende il registro
facendo implicito riferimento al clarinetto soprano in Si bemolle, il più
utilizzato.
Data la sua vastità, la famiglia dei clarinetti ricopre una
grande estensione.
Le potenzialità della famiglia del clarinetto vengono
sfruttate sopratutto in orchestra.
La storia
Lo strumento più antico che adotta il principio dell'ancia
semplice è il memet egiziano, costituito da una coppia di canne e conosciuto
dal
Il termine clarinetto
appare per la prima volta nel 1732 nel "Musicalishes Lexicon" di
Johan Gottfried Walther in cui è scritto: "Sentito a distanza, esso suona
piuttosto come una tromba". Ciò spiega il nome clarinetto derivato da
clarino, termine oggigiorno utilizzato impropriamente, che indica uno strumento
appartenente alla famiglia delle trombe.
Lo sviluppo del
clarinetto continua nel 1740 quando Jacob Denner (figlio di Joahnn Christian)
aggiunse al clarinetto la terza chiave, portando lo strumento all'estensione
attuale. Nei decenni successivi diversi artigiani hanno fatto tentativi per
migliorare lo strumento, senza ottenere risultati rilevanti. Un passo
importante è stato fatto da Ivan Müller.
Nonostante ciò il clarinetto di Müller ha posto le basi al
clarinetto tedesco.
Questo strumento era facile da gestire e dava la possibilità
di suonare in tutte le tonalità. Fu Klosé stesso ad esibirlo per la prima volta
a Parigi nel 1839. Oggi è il tipo di clarinetto più diffuso.
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NEL PROSSIMO NUMERO:
APRILE CI CONSEGNA LAVORI IMPORTANTI… VEDREMO CHI LA SPUNTERA’…
POI
C’E’ JAMES TALLEY, DA SCOPRIRE O RISCOPRIRE.
E BUONE NUOVE COSE DA FaZ e
IVANO
QUESTO NUMERO DEL TONNUTO E’ STATO CHIUSO IN REDAZIONE ALLE
ORE 18,50 DEL 10/04/2006
HANNO FATTIVAMENTE
COLLABORATO A QUESTO NUMERO (E NOI LO RINGRAZIAMO) :
IL PORCELLINO D’INDIA
RINGHIO
L’INDISPENSABILE AIUTO DEL GRANDE AMICO FAZ
IL NOSTRO NUOVO “SOCIO” IVANO
CIAO RAGAZ!!
SE AVETE MATERIALE CHE VOLETE PUBBLICARE…
SE AVETE UN CANTATE PREFERITO DI CUI PARLERE…
SE VOLETE SAPERNE DI PIU’ SU QUALCHE ARGOMENTO…
IL NOSTRO NUOVO INDIRIZZO
E’
[email protected]
SCRIVETECI ! ! !