IL TONNUTO©
PERIODICO
D’ACQUA DOLCE -ANNO VI -
n° 49 –
APRILE
2005
Questo numero contiene:
MONDO RINGHIO! EDITORIALE
A CHIARI IL 19/03/2005 C’ERA DeVILLE
IN CONCERTO… E NOI C’ERAVAMO !!
HARRY CHAPIN, IL CANTANTE BUONO.
IL DISCO DEL MESE
– ERIC ANDERSEN “THE STREET WAS ALWAYS
THERE” by Mauro
CAJUN, ZYDECO E SWAMP POP - la musica del sudovest della Louisiana
MONDO RINGHIO!
EDITORIALE
A CURA DI
I BLOGGERS… E IL TEMPO CHE PASSA La
primavera è finalmente giunta sopra le nostre teste e questo nuovo
rifiorire di tutto quello che nella pausa invernale è stato in letargo
ha riportato alla mia mente ringhiosa il diario di bordo dell’amico
Mimmo, ai tempi d’oro in cui il medesimo era anche “international”.
Erano,
nel cuore dell’estate di un paio d’annetti fa, i tempi del blog…
dei diari tenuti nel tempo libero e pieni di idee, notizie, curiosità. Erano
la fotografia di un attimo, di un momento ben preciso nel cammino dè
“life”. Una
web-page salvatata in un giorno a caso di quell’estate dal portale
dell’amico “Mimmo” testimonia ora, di quanto sian già cambiati i
tempi. Sembra di essere davanti ad una vecchia foto di famiglia in
bianco e nero. Di tanti fra quelli di cui parlava “el nost amis” non
resta che il vago ricordo. Delle
partite di calcetto del “Bloggers Team”, delle altre sue idee… ora
non resta che un “remeber yesterday”. Infatti
il nostro “international” ha lasciato “perire” il diario…
quasi che fosse specchio di un tempo, idee e con queste storie e ricordi
che, con il tempo, sono diventate ingombranti, come scheletri dentro un
armadio. Tutto
ciò è il chiaro segno del tempo che passa e, non passa mai invano. Ci
sono cambiamenti che il tempo porta con sé e che danno da pensare. Sarà che la moda dei blog è forse già passata… ma da queste parti abbiamo sempre amato, e ancora amiamo, fermare il tempo che passa, indipendentemente dalla parte in cui tira il vento, perché raccontando di storie d’amici e d’altre cazzate si possa una sera ritrovarci davanti ad una buona birra o un bel bicchiere di vino, senza paure o rimpianti a raccontarci di quel giorno che, ti ricordi ancora…
|
A
Chiari (BS) , sabato 19 marzo c’era la DeVille Band in concerto… e noi
c’eravamo !!
WILLY DeVILLE A CHIARI...
by FaZ
Il
giorno seguente al mio compleanno, con mio grande piacere, c’è stato un
evento musicale di quelli memorabili. Willy DeVille artista molto
considerato tra gli “esperti” è venuto a trovarci in Italia, a Chiari
vicino Brescia. Regalo
migliore non potevo ricevere e quindi pronti-via !! Alle 18:20 passo ad
imbarcare Mauro tutto eccitato anche lui per l’importante evento e subito dopo
anche l’altra esperta del gruppo, la Grande Suocera, sempre molto interessata
alle novità ed alle conferme musicali. Appena
partiti sembra che ci sia un esodo verso Chiari, tutti da Willy.. anzi no ..
tutti fermi a Monza per i soliti due semafori. Per superarli impieghiamo un
tempo che ci avrebbe permesso di
arrivare al mare. Comunque ne approfittiamo per ascoltare e scambiare qualche
opinione su CD di gruppi minori.
In
autostrada non c’è molto traffico e viaggiamo sicuri; essendo già stato
l’anno scorso, Mauro ci indica l’uscita più comoda per arrivare al grande
oratorio in mezzo alle campagne del bresciano dove si tiene l’evento.
Arriviamo all’imbrunire. Ancora poche macchine nel piazzale, manca
circa 1 ora e 30 ancora. Andiamo all’elegante bar del posto e Mauro ci offre
deliziosi panini e piadine seduti su tavolini di legno massiccio. Birra e ci
soffermiamo ad osservare gli arrivi. Siamo davanti all’ingresso e vediamo
tutti… entrano coppie di 50enni disinibite, entra qualche 60enne vestito
rockettaro, passano molti 30-40enni con abiti dal casual all’elegante, anche
qualche famiglia con bimbi e giovani sui 20.
Ci son proprio tutti e tutti con occhi sorridenti. Decidiamo che è
giunta anche la nostra ora di metterci in colonna per ritirare il biglietto (che
abbiamo prenotato il giorno prima, 30 € ). Con sorpresa non facciamo molta
colonna perché il servizio è già aperto e scorriamo velocemente. Passiamo i
controlli e subito una bella visione: i poster di Willy ! 3 di questi diventano
nostri. Entriamo nella struttura teatro. Già 300 persone ci hanno preceduto. La
capacità posti è 1000 a sedere. Per le ore 21 tutti i posti sono pieni. C’è
altra gente che entra e procurano altre sedie.
Mauro
nota ai lati il giornalista musicale Zambellini e corre a farsi firmare il suo
ultimo libro che fortunatamente ha portato nello zainetto. Scatto la foto che
trovate sul sito www.iltonnuto.tk .
Alle 21:20 il flusso di gente in entrata si ferma e sale sul palco
Ferraresi un chitarrista dall’aspetto “sosia” di Willy. Suona molto veloce
e sicuro la chitarra; ottiene consensi fra tutto il pubblico. Il suo stile,
credo, è però troppo da “profonda america” per noi europei (all’uscita a
fine serata non mi è parso abbia venduto molti CD). Arrivano le 22:00 e
Ferraresi termina. Tutti trepidanti ma Willy si fa attendere ancora… prime
ipotesi… sarà scazzato…sarà ubriaco ?.. starà mangiando e ben bevendo
.?!.. è già ripartito ?!…il pubblico alle 22:20 fischia… Willy dove sei ?
.. Eccoli !! Sale la band tra ovazioni e attacca con un pezzo spanish dal ritmo
molto forte e calibrato… purtroppo non ne so il titolo ma grande canzone
subito. Partono con la seconda ed
eccolo !! In un tripudio da stadio sale Willy con la sua eterna figura dal volto
bianco attorniato dai lunghi capelli neri, il pizzetto nero e l’abito alla
zorro. La sua voce roca ci porta subito ad un lungo applauso. Cantata la sua
prima canzone dove sul finale pare che la voce sia un po’ tentennante la band
si ferma e Willy fa un discorsetto veloce in inglese .
Chiede poi al bassista David Keys cosa prevede la scaletta. Ci domandiamo
se Willy sa che deve fare un concerto. Poi però eseguono un’altra canzone
alla perfezione. Si ripete la scena di Willy che pare scender dalle nuvole su
cosa si deve fare e poi però un’altra gran bella canzone dal ritmo latino
eseguita alla perfezione. A questo punto mi ricordo che lo stesso teatrino della
star che finge lo scazzamento l’avevo visto sul DVD live in Berlin che Willy
pubblicò nel 2002. Quindi ritengo che sia un po’ il suo modo di presentarsi.
Finge di essere la star tutta fumo ed alcool ma poi sentendo la perfezione della
sua voce e delle sue suonate di parecchi tipi di chitarra (oltre all’armonica)
si capisce come l’artista sia veramente ben preparato ed attento ai minimi
particolari della canzone.
Passa
così la serata con circa 1:30 di concerto dove le canzoni dai ritmi spanish,
cajun, mex, rock sempre belle “piene” ed allettanti si susseguono con nostra
grande ammirazione per questo gruppo così ben amalgamato.
A fine concerto tutti ma proprio tutti in piedi per un lunghissimo
applauso. Anche Willy e la band
sembrano stupiti da così tanto affetto da parte del pubblico e ripetono più
volte l’inchino di gruppo. Quindi, escono contenti
dirigendosi verso il loro mega bus tedesco a 2 piani con appartamenti
inglobati.
SOLO DUE RIGHE…
by
Mauro
Solo
due righe… per il resto ha detto tutto FaZ.
Il
concerto è stato ottimo e il nostro Willy in gran forma. Canzoni stupende, a
rappresentare quasi tutta la carriera del nostro. Brani più noti si sono uniti
a meno noti e una gioia in più, almeno per il sottoscritto.
Aver
visto insieme a Willy il grande chitarrista Freddy Koella. Già spalla di Dylan
in molti concerti del grande Bob è stato a Chiari il valore aggiunto.
Un
giorno, torneremo a parlare di questo session man, virtuoso della chitarra e di
tutti gli strumenti che hanno delle corde!!!
HARRY CHAPIN
IL CANTANTE BUONO
“SUONO
UNA SERA PER ME, E QUELLA SUCCESSIVA PER CHI NON HA DA MANGIARE”
Harry
Chapin (7/12/1942 - 16/07/1981)
Harry
Chapin è stato un
grande uomo prima ancora di essere stato un grande musicista.
Era
un uomo buono, uno di quelli che, nel mondo dello star-system, oggi te lo puoi
solo sognare.
La
frase che ho riportato all’inizio di questa storia fu pronuniciata da Chapin
nel corso di un colloquio con Bruce Springsteen, come dallo stesso rocker
riportato nel corso di una serata organizzata in memoria di Chapin.
Quando
Bob Geldof organizzò LIVE AID nel 1985 non fece altro che ispirarsi alla
dottrina di Harry Chapin.
Lo
sfortunato folksinger fondò nei primi anni ’70 una propria organizzazione
umanitaria del nome di WORLD HUNGER YEAR, con la quale, unitamente alle
sue esibizioni gratuite, iniziò a raccogliere fondi per i più bisognosi.
Quello
che faceva per gli altri, Chapin, lo faceva con il cuore in mano, ed era,
veramente e senza retorica una
persona buona; poco prima dell’incidente che gli costò la vita, nel 1981,
Chapin organizzò il suo concerto n.ro 2000. Più di 1000 furono quelli
organizzati solo ed esclusivamente per beneficenza.
Ma
il Chapin cantante, che sviluppò la propria carriera musicale tra il 1970 e
l’anno della morte, arrivava da altre esperienze artistiche; nel 1969 produsse
un documentario sul mondo della boxe LEGENDARY CHAMPIONS che arrivò ad
ottenere addirittura una candidatura agli Oscar. Scrisse anche due
musical e produsse una serie televisiva per bambini.
Tornando
alla sua carriera musicale, Chapin incise tra il 1972 e il 1980 ben dodici album
compresi due live.
Le
sue canzoni sono spesso caratterizzate da descrizioni quasi cinematografiche,
chiaro influsso della precedente esperiezna artistica, e sono in sostanza delle
piccole storie che si sviluppano in un contesto musicale spesso scarno e scevro
di banalità.
Chapin
dimostra di essere un autentico singer-songwriter; dalla sua penna escono storie
stupende che lasciano il segno. Simile nelle tematiche a gente del calibro di
Jim Croce e James Taylor Chapin non trovò una buona critica ad accogliere i
suoi lavori.
Erano,
in effetti, lavori che, dai critici sarebbero stati apprezzati solo col passare
del tempo.
Tuttavia,
la soddisfazione di una vita intera se la tolse allorchè nel 1974 la sua
canzone (forse) più bella CAT’S IN THE CRADLE raggiunse il numero 1 nelle classifiche di BILLBOARD, ossia
della Top Ten americana.
Era
chiaro che, se la critica faceva di tutto per ignorarlo, il pubblico lo amava, e
non poco. Le sue canzoni hanno infatti qualcosa che, non so, riesce a farle
amare sin dal primo, magari distratto, ascolto.
Sono
canzoni che, come detto, hanno uno svolgimento ben preciso, sono proprio piccole
storie, tutte con una loro morale, belle e intelligenti.
Un
esempio valga per tutti.
CAT’S
IN THE CRADLE che, al primo ascolto sembra nascondere un semplice e orecchiabile
ritornello, proprone, invece, un tema molto caro al nostro Harry; il rapporto
con la famiglia.
Questo
il testo del brano:
Cat's In The Cradle
Titolo Tradotto:
Il Gatto è Nella Culla
Mio figlio è
arrivato giusto l'altro giorno
E' venuto al mondo nel modo usuale
ma c'erano aerei da prendere e tasse da pagare
Ha imparato a camminare mentre io ero via
E non parlava prima che io lo conoscessi, e così lui è cresciuto
Lui direbbe " Sono diventato come te papà
Tu sai che io sono come te!
E il gatto è nella culla e il cucchiaio d'argento
Piccolo ragazzo malinconico e uomo sulla luna
Quando verrai a casa papà?
non so quando, ma noi staremo insieme poi figlio
Tu sai che dopo staremo felici insieme
Mio figlio ha superato i dieci anni proprio l'altro giorno
Disse, "Grazie per la palla, Papà, vieni, giochiamo
puoi insegnarmi a lanciare?", io dissi "non oggi
ho un sacco da fare!, lui disse, "Ok"
E andò via ma il suo sorriso non svanì mai
E disse " Sto diventando come lui, si
tu sai che sto diventando come lui"
E il gatto è nella culla e il cucchiaio d'argento
piccolo ragazzo
malinconico e uomo sulla luna
Quando verrai a casa figlio?
Non so quando, ma ma staremo insieme poi figlio
tu sai che passeremo un buon tempo insieme poi
Bene, lui tornò a casa dal college giusto l'altro giorno
Così come un uomo, devo dirlo
"Figlio, sono orgoglioso di te, puoi sederti per un momento?"
Lui scosse la testa e disse con un sorriso
"Questo mi piacerebbe veramente, Papà, prestami le chiavi della macchina
Ci vediamo dopo, posso averle per favore?"
E il gatto è nella culla e il cucchiaio d'argento
piccolo ragazzo malinconico e uomo sulla luna
Quando verrai a casa figlio?
Non so quando, ma ma staremo insieme poi figlio
tu sai che passeremo un buon tempo insieme poi
sono andato in pensione tardi, mio figlio è andato via
l'ho chiamato proprio l'altro giorno
ho detto "Mi piacerebbe vederti se non ti dispiace"
lui ha detto"Mi piacerebbe farlo, Papà, se trovo il tempo
vedi, il mio un lavoro è minacciato e i bambini hanno la febbre
ma è di certo bello parlare con te, Papà
E' stato sicuramente bello parlare con te"
E così io chiusi il telefono, è successo a me
Lui è cresciuto proprio come me
Il mio ragazzo era proprio come me
E il gatto è nella culla e il cucchiaio d'argento
piccolo ragazzo malinconico e uomo sulla luna
Quando verrai a casa figlio?
Non so quando, ma ma staremo insieme poi figlio
tu sai che passeremo un buon tempo insieme poi
La
raccolta di successi “THE ESSENTIALS HARRY CHAPIN – GREATEST HITS”
pubblicata nel 2002 dalla Elektra (label famosa in “recuperi” del
genere) presenta il meglio della sua produzione ma risulta, con le sue 12
tracce, una sintesi, sin troppo riduttiva.
Da
amare canzoni come la già citata CATS IN THE CRADLE,TAXI, SUNDAY MORNING
SUNSHINE, SEQUEL e la stupenda
REMEMBER WHEN THE MUSIC per citarne solo alcune; quest’ultima, forse ancor più
del “gatto” è quella che alla fine mi resta dentro.
Pochi
anni fa, il grande Johnny Cash ripropose a modo suo THE CATS IN THE CRADLE,
rendendo chiaramente onore alla memoria di Chapin.
Un
musicista da scoprire o riscoprire.
Il
cantante buono è già entrato nella nostra classifica dei preferiti.
IL DISCO DEL MESE
ERIC
ANDERSEN
“THE
STREET WAS ALWAYS THERE”
by Mauro
Eric
Andersen è un mito
della canzone d'autore americana, icona dell'epoca folk, del Greenwich
Village, e del tempo in cui, tanto andavano di moda i raduni di una
sterminata messe di ragazzi e ragazze con in comune l'amore per la musica, il
mondo, la pace.
Io
vado fiero di essere riuscito a stringergli la mano dopo il concerto che tenne
in una freddissima serata di febbraio di qualche annetto fa in quel di Seregno.
Quella domenica sera, sembrò un miracolo avere un soggetto di tale calibro qui,
così vicino a casa. Il Cine Teatro di Santa Valeria fu la cornice di un evento
veramente memorabile.
Una
copia di "BEAT AVENUE" autografata è il bottino "materiale"
di quella serata magica.
Ora
il nostro Andersen si ripropone con la sua ultima (grande) idea discografica. Il
nostro ripercorre i mitici anni del Greenwich Village, con tutti i suoi magici
interpreti, attraverso una collana di cd dal titolo "GREAT AMERICAN SONG
SERIES".
L'idea,
amici, è semplicemente strepitosa. Andersen riscopre canzoni ed interpreti
vecchi di almeno 40-50 anni. Gente che, come Dylan è ancora sulla
breccia (anche se fa un po' troppo il prezioso) e gente che, come Phil Ochs
e Fred Neil, ci hanno già lasciati da anni.
La riproposizioni di queste
vecchie canzoni ha un doppio "peso specifico"; serve, in primis per
far scoprire alle nuove generazioni piccoli "gioielli" che andrebbero,
altrimenti, persi nella memoria; in seconda battuta riporta in auge artisti che,
in molti casi sono stati, come le loro canzoni dimenticati nel tempo.
La
valenza di quelle canzoni, il cui contenuto, è quasi sempre fatto di piccole
storie, grandi ideali e proteste, è oltremodo importante. Proprio oggi, coi
tempi che corrono, certi ideali, certe proteste, sono più che mai attuali.
Questo
primo volume è intitolato "THE STREET WAS ALWAYS THERE"...
modo per dirci che sì, i tempi cambiano, le mode pure, ma, alla fine, si
ritornerà a casa... al nostro Village, per ognuno diverso, da dove siamo
venuti. Il titolo è l'unico inedito presente e scritto da Eric apposta per
l'occasione.
La
copertina ha una sua storia. Vi troviamo infatti Andersen appoggiato al lampione
che delimita la Bleecker Street, proprio in centro al Village, con alle
spalle un ristorante dall'evocativo nome di San Remo. La foto fa il paio con
quella che una quarantina d'anni prima, nella stessa via, stesso civico, scatto
l'eterno amico di Andersen, Phil Ochs. L'ovvio titolo dell'album strizza
l'occhio all'amico Ochs, scomparso ormai da trent'anni ma che, Andersen non
smette mai di ricordare nei suoi concerti.
Proprio recentemente ho letto
di un concerto in quel di New York in cui Andersen parlava di Ochs... ad un
certo punto uno spettatore, evidentemente a digiuno di "cose musicali"
ha chiesto ad Eric se Phil fosse ancora vivo; lui ha risposto "Certo... è
vivo... da qualche parte".
Il
libretto allegato al cd è molto bello, ricco di stupende foto e descrizioni
dell'epoca del Village.
Nella
foto sul retro dell'album troviamo un giovanissimo Andersen che, seduto sugli
scalini d'ingresso di un'abitazione, chitarra in mano duetta proprio con l'amico
Phil Ochs.
Detto,
dunque, dell'ottima idea di base nonchè degli indimenticabili ricordi che il
nostro contribuisce a mantenere vivi, il disco non convince fino in fondo. Credo
che il problema principale stia nel fatto che, i moderni arrangiamenti hanno in
alcuni casi stravolto (sin troppo) le orinali melodie.
Un
esempio vale per tutte: I AIN'T MARCHING ANYMORE proprio di Ochs è molto
diversa dall'originale. Io continuo a preferire la vecchia versione di Ochs...
qui il "vestito strumentale" è sin troppo sgargiante.
Comunque
sia, il cd contiene 13 canzoni più una quattordicesima che è costituita da
dichiarazioni proprio di Ochs.
Questa
la tracklist con relativo autore originale
1) LITTLE BIT OF RAIN
(FRED NEIL)
2) THESE 23 DAYS IN
SEPTEMBER (DAVID BLUE)
3) UNIVERSAL SOLDIER
(BUFFY SAINTE-MARIE)
4) JOHNNY HALF BREED (PETER
LA FARGE)
5) WAVES OF FREEDOM
(ERIC ANDERSEN)
6) I AIN'T MARCHING ANYMORE
(PHIL OCHS)
7) LOUISE (PAUL SIEBEL)
8) MISTY ROSES (TIM
HARDIN)
9) WHITE BOOTS MARCHING IN
A YELLOW LAND (PHIL OCHS)
10) A HARD RAIN'S A-GONNA FALL (BOB DYLAN)
11) MANY A MILE (PATRICK
SKY)
12) THE OTHER SIDE OF THIS
LIFE (FRED NEIL)
13) THE STREET WAS ALWAYS
THERE (ERIC ANDERSEN)
14)
PHIL OCHS SPEAKS
In
conclusione questo è un disco di grandi canzoni che mi sento di consigliarvi più
che altro per la valenza “storica” delle medesime. Queste canzoni possono
farvi avvicinare ad un mondo che, quello del Village, dopo 50 e più anni,
conserva intatto tutto il suo fascino.
Andersen,
Dylan, Ochs, Neil… tutta gente la cui musica, senza tempo,
gira per casa TONNO, a raccontare che, i grandi songwriter della storia
della musica arrivano tutti dalla stessa strada… che era, è e sarà sempre
quella.
I
MIGLIORI DEL 2005… SINORA
By MAURO
2)
KELLY JOE PHELPS – TAP THE REAL CANE WHIRLWIND* 3)
SONNY LANDRETH – GRANT STREET 4)
GREG BROWN – IN THE HILLS OF CALIFORNIA** 5)
JOHN MELLENCAMP – WORDS & MUSIC *
NEL PROSSIMO TONNUTO PARLEREMO DI KELLY JOE
PHELPS E DEL SUO DISCO… UN UOMO E LA SUA CHITARRA SOLTANTO PER UN LIVE
ROCK-BLUES CHE SA DI COSA FATTA BENE… CON CURA, COME SANNO FARE SOLO I
GRANDI, QUELLI VERI. SCOPRIMMO KELLY JOE COME SPALLA DI VAN ZANDT
IN UN VECCHIO LIVE
DEL BUON TOWNES… L’ABBIAMO VOLUTO RITROVARE IN QUESTO SUO PRIMO LIVE
DELLA CARRIERA… E NON CI SIAMO PENTITI ** GREG BROWN E’ UN ALTRO AUTORE TUTTO DA
SCOPRIRE… NEI PROSSIMI MESI AVREMO TEMPO E SPAZIO ANCHE PER LUI.
COUNTRY-FOLK E UN DOPPIO LIVE PER SCOPRIRLO. |
CAJUN,
ZYDECO E
SWAMP POP
la musica del sudovest della Louisiana
by
FaZ
La
Louisiana é conosciuta internazionalmente nel mondo della musica per i molti
stili e generi di musica che ne ebbero inizio. Si riconosce che la combinazione
della miscela di razze e di culture del popolo della Louisiana è in gran parte
responsabile di questo fenomeno. E' proprio questo "gumbo" (una zuppa
particolare della regione simile a una minestra) culturale che crea per la
Louisiana una sua musica unica.
E' particolarmente vero nella parte sudovest dello stato. Più di 100 miglia ad
ovest di New Orleans, "Acadiana" é la base per circa 250,000 persone
di idioma francese. Tanti sono di origine "Acadiana", cioè, i loro
antenati si stabilirono ad "Acadie", che ora si chiama Nova Scotia,
nel Canada, negli ultimi anni del 1600, e successivamente furono espulsi dai
Britannici nel 1755. Le condizioni disastrose del popolo Acadiano sono ben
conosciute. La loro lotta per trovare una terra propria li portò nelle paludi
isolate del sudovest della Louisiana dove da allora sono rimasti e
sopravvissuti.
Nei secoli diciannovesimo e ventesimo, vari altri gruppi culturali migravano
verso il sudovest della Louisiana e venivano assorbiti dalla maggioranza di
lingua francese. Oggi, la gran parte dei bianchi (che siano di discendenza
francese, tedesca, scozzese-irlandese, ecc.), nella Acadiana si considerano
"Cajun".
Cajun,
Zydeco e Swamp Pop sono i generi della musica contemporanea del sudovest della
Louisiana. Sono tradizioni parallele che si sono reciprocamente influenzate con
il passare degli anni. Di fatti, le primissime registrazioni dei musicisti della
zona, negli anni '20, riflettono questa integrazione di idee musicali. Forse il
miglior esempio sono le incisioni dei duetti di Dennis McGee e Amadee Ardoin.
McGee, chiaramente di discendenza scozzese-irlandese, era un violinista "Cajun"
e Ardoin era un creolo nero, pioniere della fisarmonica nella musica con i ritmi
sincopati innovativi . La combinazione di fisarmonica e violino é ancora il
tema centrale della musica Cajun, dove i due strumenti si alternano tra
la prima parte e la ripresa dei ritmi di sostegno.
Così, molte
delle origini della musica Cajun e Zydeco sono dovute a questi collaborazioni
dei primi tempi. Però sono successe anche molte altre cose nel frattempo. I
Cajun erano altamente influenzati negli anni '30 dall'"Texas Swing" e
altre musiche anglo-sud. La strumentazione é arrivata a includere la
"chitarra di ferro" basso elettrico e la batteria. Negli anni '50
Clifton Chenier aveva modificato gli elementi musicali tradizionalmente Creoli,
come per esempio, il canto "jure", con la nuova strumentazione che
comprendeva la fisarmonica tipo piano-chiave, la batteria, il basso elettrico e
la chitarra. In più ha creato accompagnamenti percussivi unici come il "frottoir"
o la "tavola per lavare". Questa musica si chiamava musica "zydeco"
(pronunciato zaidico), con riferimento alla canzone popolare "les harricots
son pas sales" (I fagiolini non sono salati).
Lo swamp Pop cominciò negli anni '50. Conosciuto come il "rhythm-n-blues"
della Acadiana sudovest, gli esempi più moderni erano ballate lente come "Mathilda",
eseguita da Cookie e I Cupcakes (Biscotto e i Tortini). A differenza del Cajun e
del Zydeco, lo Swamp Pop ha goduto di un certo successo commerciale tra ultimi
anni '50 e i primi '60 con alcuni successi che elevarono cantanti locali alla
lista nazionale di successi.
Vale la pena ricordare che la funzione principale della musica del sudovest
della Louisiana é il ballo di coppia. Per questo, tutte le forme danno un
enfasi ai ritmi ripetitivi.
Oggi la musica Cajun é apprezzata sia nel
formato acustico casareccio (fisarmonica, due violini, chitarra acustica e
triangolo ritmico) sia nello stile "sala da ballo" - rauco e
aspro, che potrebbe includere influenze del Cajun, Zydeco, Swamp Pop, Country
Classic, R-n-B e Rock-n-Roll. Il Zydeco é diventato estremamente popolare sia
nell'ambiente del Creolo nativo sia nel mondo. C'è abbastanza innovazione perché
gruppi competano tra loro nella costante ricerca di inventare l'ultima novità.
E' abbastanza comune veder fare sperimentazione con le musiche "mainstream"
afro-americane come per esempio il "Rap" e il "Funk". Mentre
la musica Cajun continua essere cantata in francese, quasi tutta la musica
vocale Zydeco é in inglese. Così, in generale, la qualità e creatività
dei musicisti in Acadiana hanno dato frutti. Ogni anno decine di dischi sono
incisi da giovani gruppi che sono inseriti nel giro di lavoro e che stanno in
una fase di veloce evoluzione . La sensazione che la musica scarseggi o che sia
quasi estinta è stata rimpiazzata da un energico spirito innovativo.
La fisarmonica Cajun ha un suono e
un aspetto nettamente distinta da qualsiasi altro strumento fin ora conosciuto.
Il suono non é antiquato; é fresco e vivo, e gente di tutti livelli e da tutte
le parti del mondo risponde in modo positivo. C'è qualcosa di importante nel
bilanciamento tra il nuovo e il vecchio. Il violino e la fisarmonica sono al
centro della musica proprio come lo erano per Ardoin e McGee nel 1927.
NEL
PROSSIMO TONNUTO IN ARRIVO PER IL 30 APRILE 2005
by Mauro
I
MERCANTI DI LIQUORE han fatto un nuovo disco… è uscito il 23 u.s. l’abbiamo
quindi appena ascoltato ma, senza dubbio è un buon disco…
KELLY
JOE PHELPS suonava il dobro in un vecchio live di Townes Van Zandt; lì l’abbiam
scoperto… un grande!!
BRUCE
SPRINGSTEEN: esce il 26 aprile in doppio formato cd/dvd in un unico dischetto il
nuovo lavoro del più famoso rocker statunitense… avremo novità???
by FaZ
ZACHARY
RICHARD e BEAUSOLEIL rappresentanti del Cajun
Curiosità
varie da internet
e
…?
QUESTO
NUMERO DEL TONNUTO E’ STATO CHIUSO IN REDAZIONE ALLE
ORE 20.00
DEL GIORNO 10/04/05
IL
PORCELLINO D’INDIA RINGHIO
L’INDISPENSABILE
AIUTO DEL GRANDE AMICO FAZ
CIAO RAGAZ!!
SE
AVETE MATERIALE CHE VOLETE PUBBLICARE…
SE AVETE UN CANTANTE PREFERITO DI CUI PARLARE…
SE VOLETE SAPERNE DI PIù SU QUALCHE ARGOMENTO…
IL NOSTRO INDIRIZZO E’
[email protected]
SCRIVETECI ! ! !