IL TONNUTO©

PERIODICO D’ACQUA DOLCE -ANNO IV -  n° 39   FEBBRAIO 2004

 


A TU PER ... TONNO

EDITORIALE

 

Cari amici bentrovati,

prima di ogni cosa un augurio perché questo nuovo anno appena iniziato possa riservare a tutti quanti voi le migliori cose.

Il nuovo anno, da sempre, significa nuovi buoni propositi, nuovi traguardi, nuove prospettive. Nei primi giorni dell'anno vige la regola del: "Programmare".

Si programmano appunto sempre nuovi orizzonti. Sono, come detto, spesso solo buoni propositi, ma tant'è.

Vale la pena iniziare a programmare... poi, come sempre, è la vita con il suo incessante scorrere che spesso ci indirizza verso altri orizzonti, verso altri obiettivi.

Mi piace pensarla un po' come se la vita fosse una pallina all'interno di un flipper.

L'intenzione di andare a destra anziché a sinistra (o viceversa) c'era tutta... ma poi l'imprevisto mi spinge là dove non volevo... ed ecco che proprio là trovo quello che avrei cercato altrove o, forse, non avrei mai cercato per il semplice motivo che non sapevo che esistesse.

Insomma, bene programmare e porsi traguardi e quant'altro di simile... ma bene anche non prendersela troppo a male se, alla fine, le cose non si metteranno proprio come speravamo.

Forse proprio in quel momento, di fronte ad una porta chiusa, se ne aprirà subito un'altra con un'altra prospettiva dietro. Prospettiva che, magari  si rivelerà più interessante.

Qui in redazione TONNUTO abbiamo già stilato un piccolo foglio di programmazione "editoriale" per l'anno 2004.

Nel frattempo qualche amico ci ha "accusato" di essere diventati troppo "musicologi". Non posso che cospargermi il capo di cenere ed ammettere che sì, cari amici, avete pienamente ragione.

In effetti nell'ultimo annetto abbiamo calcato un po' troppo la mano sul tasto musicale. Avanzo, a parziale scusante, il fatto che, essendo il piccolo TONNO frutto di passioni, esso rispecchia, alla fine quello che il tempo libero ci permette di "approfondire".

Personalmente "approfondisco" soprattutto CD musicali che, a tutto spiano, passano nello stereo di casa; Elisabetta "approfondisce" soprattutto libri  e l'amico Faz è pure lui, musicologo di passione; Ringhio, per finire, se la prende con quanto di più vario possano riportare le strampalate notizie di carta stampata o TV.

Insomma, il risultato che ogni mese avete a video o tra le mani, non rispecchia altro che le passioni della nostra "piccola" redazione.

Certo, parlassimo di una redazione composta da dieci o più persone, credetemi, il risultato sarebbe ben diverso...

Ma noi siamo artigianali e ci piace così.

Lasciamo la porta della nostra redazione sempre aperta a chiunque voglia testimoniarci di qualunque argomento o passione. Sappiamo che è accaduto raramente, ma è accaduto... e questo ci da fiducia.

Nel nuovo anno tanti appuntamenti, e per tutti i gusti.

Appassionati di finanza e borse: per scoprire qualche altra "ciulata" (vedi Mondo Ringhio & PARMALAT).

Appassionati di politica: per le nuove barzellette che sicuramente arriveranno dall'interno e dall'estero.

Appassionati di calcio: per l'appuntamento estivo con il campionato europeo in quel della mitica terra portoghese.

Appassionati del proprio lavoro: per scoprire che non esiste solo quello.

Appassionati di cinema: una delle categorie più fortunate... basta semplicemente seguire una stagione dell'Inter per avere tutte le emozioni dei vari generi cinematografici dal thriller al comico (chiedo perdono a Mimmo e al sig. Primo & family e ricordo loro che siamo sempre noi quelli della serie B – andai personalmente a vedere Milan – Cavese- altri tempi…).

Appassionati di letteratura: per scoprire nuovi autori o vecchi classici.

Appassionati di musica: per scoprire le nuove uscite del 2004... se ne annunciano un sacco!!!

Appassionati di tutto il resto: per scoprire qualche nuova emozione.

Nel salutarvi vi lascio il mio primo “personalissimo” appuntamento... sarà tra pochi giorni... il 10 febbraio esce infatti in tutti i negozi di musica il nuovo cd di MASSIMO BUBOLA dal titolo "SEGRETI TRASPARENTI". Dopo cinque anni di silenzio... qualche giorno di attesa vale la pena.

Segnalo nel cd la canzone "Specialmente in gennaio" che Massimo dedica accoratamente all'amico Fabrizio De Andrè.

E poi dite... scrivo solo di musica...

Un saluto e alla prossima.

Ciao Ragaz!!!

 

 


COSE DA FAZ…    by FaZ

 

JOHN LEE HOOKER

 

…la sua musica si rivela una delle massime espressioni dell'arte nera…

 

Nato a Clarksdale, Mississippi  il  22 agosto 1917.

Dotato di uno stile molto personale, John Lee Hooker - cantante e chitarrista - risulta oggi essere uno dei bluesmen più influenti e commercialmente validi, nonostante i quattro decenni già passati  dal suo esordio discografico. E’ il patrigno William Moore ad insegnargli a strimpellare la chitarra, portandolo con sé durante varie feste da ballo; Hooker poi coltiva queste esperienze con vari gruppi, tra i quali i Fairfield Four, fino a quando agli inizi del ‘40 si trasferisce a Detroit. Nel 1948 inizia a incidere per la Modern con la quale realizza il suo primo blues, Boogie Chillen, dalla struttura boogie ed il suo inconfondibile tratto stilistico: colorazione ritmica quasi ipnotica, insistenza sui toni bassi e tempo battuto dal piede, voce altrettanto marcata ma con toni da "ta1kin' blues". Il successo è tale da obbligarlo ad assumere varie identità per soddisfare le numerose richieste da diverse case discografiche: "Texas Slim", "Delta John", “Binningham Sam”, "Johnny Williams", "Johnny Lee", "John Lee Booker";  questi sono alcuni pseudonimi che Hooker utilizza per qualche anno. A consolidare la sua fama provvedono altri successi tra i quali Crawlin' King Snake e In The Mood, mentre maggior spessore e variopinte sfumature al suono delle incisioni derivano dall'accompagnamento di altri musicisti di talento, tra i quali Eddie Kirkland.

Nel 1955 firma per la Vee-Jay (etichetta di Chicago con la quale incide per un decennio), inizialmente col supporto chitarristico di Jimmy Reed e poi di quello di Eddie Taylor che diviene il suo partner più prezioso per diversi anni. Un periodo questo in cui Hooker - che nel frattempo incide però anche per altre etichette - ottiene nuovi successi riprendendo anche vecchi brani e si avvicina via via al pubblico bianco che si sta appassionando al blues; nei concerti dell’università, nei club o neo festival come quello folk di Newport del 1959 e degli anni successivi, la sua musica si rivela una delle massime espressioni dell'arte nera.

Nel 1962 giunge per la prima volta in Europa con altri artisti e qui ha occasione di incidere ancora (tornerà poi in studi europei varie volte nel corso degli anni); nello stesso periodo entra nelle classifiche con un altro dei suoi tipici e percussivi boogie Boom Boom, e comincia ad apparire in programmi televisivi. Dopo un paio d’anni dalla chiusura della Vee-Jay, firma per la BluesWaye registra diversi album fra cui il famoso I'VE AT THE CAFE Au Go Go (1966),  in cui è accompagnato da Muddy Waters e la sua band.  Nello stesso decennio incide anche per Chess e Stax, sempre braccato dall'industria rock che più volte riuscirà negli anni seguenti a fargli registrare materiale in compagnia di alcuni dei più famosi artisti bianchi, ottenendo risultati alterni, ma certamente imponendo il suo nome in settori sempre più vasti.

Anche nei '70 Hooker appare in show televisivi e partecipa a film, documentari, colonne sonore; si esibisce inoltre in numerosi festival e tour in giro per il mondo, assumendo sempre più quell’alone leggendario che maturerà definitivamente negli anni 80, quando tutti i grandi bluesmen della sua epoca saranno praticamente scomparsi e lui, pur riducendo notevolmente le incisioni, potrà contare su un'infinita, a tratti soverchiante, sequela di ristampe in risposta alla costante richiesta di suoi dischi; molto interesse suscita anche nelle nuove generazioni che proprio all'inizio del decennio l'hanno conosciuto e apprezzato grazie all’apparizione nel film The Blues Brothers.
I suoi concerti sono sempre abbastanza frequenti, per quanto inevitabilmente appaiano i primi

segni logoranti del tempo. Nel 1989 arriva il sorprendente successo HEALER, ricco di ospiti illustri del rock e del blues, mentre l'anno successivo sboccia THE HOT SPOT (Antilles), colonna sonora di un film di Dennis che lo vede elargire antiche e calde sonorità in coppia con vari musicisti, insieme a inconsuete miscele con Miles Davis.

Anche nei primi '90 l'instancabile John Lee Hooker si esprime con dischi che, pur con qualche eccessiva contaminazione, mantengono poi intatto il fascino e la capacità di coinvolgimento del suo stile, mentre i suoni della chitarra si fanno sempre più gravi  e cadenzati.

 

(T.b.) A margine dell’articolo di cui sopra curato dall’amico Faz segnalo l’uscita a fine novembre dello scorso anno del primo album postumo di John Lee Hooker. L’album, dal titolo “Face to Face” non è che il primo di una serie che sarà via via pubblicata per recuperare materiale inedito del grande Hooker.

 

 


SULLE ORME DI…

TOWNES VAN ZANDT

 

"Il poeta". Con questa semplice parola si apre il sito internet di questo misconosciuto folksinger a stelle e strisce.

Townes Van Zandt esordisce ufficialmente nel 1968 con l'album "For the sake of the song" cui segue "Our mother the mountain" (1969) due album decisamente di matrice country.

E' con il terzo album datato 1970 e intitolato semplicemente "Townes Van Zandt" che avviene una prima svolta nella sua carriera artistica. Nelle sonorità country si inseriscono pezzi di blues allo stato puro. Si viene così a creare una commistione di generi che spalanca le porte al successivo album "Delta momma blues" dove, come suggerisce il titolo stesso, il blues ha il sopravvento su ogni altra influenza musicale.

Si susseguono poi altri due notevoli opere edite nel medesimo anno, il 1972, "High, low and between" e "The late great Townes Van Zandt"  nelle quali, comunque, la commistione tra country e blues resta fortemente presente.

Seguono sei anni di silenzio assoluto nei quali problemi di alcolismo iniziano a minare seriamente la salute di Van Zandt.

In nove anni dal 1978 al 1987 si conteranno solo 3 album di studio e una mole notevole di album live.

L'album del 1987 "No deeper blues" sarà anche l'ultimo album prodotto in studio dall'artista prima della sua morte avvenuta nel gennaio 1997.

In mezzo, tanti album live, come anzidetto.

La carriera di Van Zandt ha subito diversi alti e bassi dovuti a problemi di alcolismo che lo afflisse dal 1972 in poi.

Il culto di Van Zandt era, già allora, un culto per pochi. I suoi dischi non arrivarono mai a raggiungere livelli di vendita decenti. Alla sussistenza anche economica della sua carriera artistica contribuirono quindi in maniera determinante le moltissime apparizioni e registrazioni live. Van Zandt si esibiva spessissimo in piccoli club. Ed ogni esibizione era l'occasione buona per raccogliere materiale che sarebbe poi stato edito.

Tuttora, mentre scrivo, gennaio  2004, a sette anni di distanza dalla morte di Townes in USA è uscita curata dalla Tomato Records una raccolta dal titolo "Acoustic blue". A conferma della notevole produzione postuma che ha riguardato Van Zandt rammento uno stupendo album "In the beginnign" datato 2003  che qui abbiamo avuto la fortuna di aver ascoltato e che poco sotto trovate recensito.

La musica di Van Zandt non è una musica facile. Non è subito orecchiabile, ed i testi sono tali nel vero senso del termine. Ci sono pochissimi ritornelli, e nel testo si trova almeno il settanta per cento del valore della canzone intesa nel suo complesso.

Ogni canzone è una storia, un piccolo mondo dove i sentimenti umani hanno il sopravvento su ogni altra cosa.

Moltissimi cantautori di ogni parte del mondo hanno, negli anni scorsi, reso onore alle canzoni di Townes riproponendo un’infinità di cover. Ultima in ordine di tempo la stella nascente della musica mondiale, Norah Jones. Nel suo secondo album in uscita a breve viene reso giusto omaggio a Townes con la cover di una sua celebre canzone.

Prima della Jones ci sono state cover eseguite da gente del calibro di leggende del country come Willie Nelson e Steve Earle, di cantautrici come Hammylou Harris e, recentemente, del trio delle “Be Good Tanyas”.

Merita, senz’altro una citazione la cover della canzone Kathleen (riadattata nel testo e nel titolo) proposta dal canturino Andrea Parodi nel suo primo cd “le piscine di Fecchio”.

La poetica e sofferta profonda adesione alle cose della vita traspirano da ogni canzone di Van Zandt  rendendo il suo modo di comporre pressoché unico.

Reperire materiale (di qualsiasi arco temporale) di Townes si può rivelare impresa alquanto difficile.

Tramite internet l'operazione si rivela notevolmente più semplice.

Poco prima di Natale ho ordinato agli amici Marco e Andrea di Paper Moon in quel di Biella una copia di "The late great Townes Van Zandt". Dopo qualche giorno Andrea mi manda una mail nella quale mi dice che l'album non è facilmente reperibile. Mi chiede se preferisco aspettare o mi deve spedire qualcos'altro. Gli rispondo che di Townes non ho altro che "In the beginning". Quindi, gli chiedo di sostituirmi il titolo con un altro qualsiasi tra quelli che hanno lì a disposizione in magazzino.

Detto e fatto due giorni dopo il postino suona alla porta.

Mi ritrovo tra le mani un cd che nella discografia di Townes proprio non esiste: ossia "Townes Van Zandt Live at McCabe's".

Solo dopo diverse ricerche scopro l'arcano.

Si tratta dell'edizione europea di un concerto tenuto da Van Zandt  al McCabe's di Santa Monica (California) nell'ormai lontano 10 febbraio 1995. Il McCabe's è uno storico negozio di strumenti musicali nel quale i proprietari hanno creato una specie di auditorium che non contiene più di 100 spettatori. Qui hanno cantato diversi autori in erba... tra i quali anche il nostro beniamino Eric Andersen (e altri ancora)

Il bello è, quindi, che ogni concerto è un evento per pochi.

Scopro inoltre che l'edizione che ho fra le mani è a tiratura limitatissima... 2000 copie stampate e distribuite in tutta Europa dalla Normal Records di Bonn.

Casualità vuole che proprio sul BUSCA che mi capita tra le mani nei primi di gennaio si trovi la seguente notizia:

"La Varèse ha ripubblicato in USA "Live at McCabe's" di Townes Van Zandt. Rispetto all'edizione europea (limitata a sole 2000 copie) sono state tolte due canzoni, ma aggiunte altre quattro, tra le quali un duetto registrato in studio con Barb Donovan"

Le ristampe dei lavori di Van Zandt sono sempre un evento, a dimostrazione che il culto per questo sfortunato autore è tutt’altro che appassito.

Abbiamo fatto nostra la musica di Townes e ora, anche lui, è nella lista dei nostri preferiti.

So long Townes.

 

L'ANALISI TECNICA DI  "IN THE BEGINNING"

Penultimo album del “Poeta” ad essere uscito sul mercato discografico "IN THE BEGINNING" (2003)  rappresenta il giusto tributo alle origini artistiche di Van Zandt.

A margine la personale riflessione sui cosiddetti "The Beginning".

Essi, troppo spesso, rappresentano vili tentativi di raggranellare quattrini a spese di amanti folli e appassionati musicali, in una parola definibili "Completisti".

"Completista", ossia, colui, fan o quant'altro umanamente assimilabile, possiede l'intera discografia di un qualsiasi autore. Tale fan è disposto a sganciare qualsiasi somma pur di mantenere "immacolata" la discografia dell'amato/a. In questo contesto si collocano i "The Beginning". Tecnicamente essi sono dischi. Nella realtà, spesso, sono composti solo ed esclusivamente da "demo".  Semplicissimi "demo", magari appena accennati, e senza la minima idea di diventare magari in un secondo momento, vere canzoni.

Da qui, il consiglio di diffidare, in genere, da questi cd zeppi di inediti di artisti ai  primordi delle loro carriere.

Alcune eccezioni, ovviamente, possono essere contemplate.

Ecco, io, pur tra qualche  vecchio pacco ho acquistato una delle "eccezioni".

Il primo cd di tutta la discografia di Townes Van Zandt che ho acquistato è proprio il suo "IN THE BEGINNING".

Già dopo il primo ascolto ho capito che qui bisognava togliersi il cappello. Gran disco. Anzi. Grandissimo.

Il cd raccoglie le prime incisioni effettuate da Townes in quel di Nashville nell'ormai lontanissimo 1966. Due anni  dopo Townes avrebbe dato alle stampe il suo primo disco "ufficiale"  "For the sake of the song" (1968).

Il suono, nonostante siano passati tutti questi anni è pulitissimo e di ottima qualità, segno che i master di registrazione erano perfettamente conservati.

Ottimo anche il packaging, contenente tutti i testi delle dieci canzoni.

Tutte ottime canzoni. Tanto che il cd si lascia ascoltare e riascoltare più volte.

Le dieci canzoni, che sono tutte composte da Van Zandt, sono dieci piccoli autentici capolavori

Sono storie che parlano di luoghi, di persone, di solitudine, di speranza, di amori. La caratteristica tipica delle canzoni di Van Zandt è quella di rappresentare le cose della vita con immagini spesso tristi, solitarie, cupe e un po' malinconiche. Le sue canzoni tratteggiano ambientazioni da favola e la sua voce disegna perfettamente intorno alla musica della sua chitarra storie cariche di malinconia e speranza.

Confrontando queste prime registrazioni con quelle del "Live at McCabe's del 1995 (due anni prima della morte di Townes) ho avuto modo di constatare come già l'artista fosse avviato sin dal lontano '66 su di una strada artistica ben precisa. Col tempo la voce si è fatta più cupa e le storie più malinconiche, ma già agli inizi era un autore completo, da ogni punto di vista.

Delle dieci canzoni di "IN THE BEGINNING" ben otto sono acustiche; si odono soltanto la voce di Van Zandt e la sua chitarra. In due canzoni è presente la sezione ritmica ma, stranamente, nel libretto allegato al cd, la stessa non viene accreditata.(Boh! Non saranno riusciti a risalirvi).

Il cd viene inserito nel lettore e via, si parte con "Black widow blues" ballata country-blues dove Van Zandt è supportato da fiati e sezione ritmica.

Segue poi l'ottima "Maryetta's song" completamente acustica e dal testo sentimentale ed evocativo.

"Hunger child blues" ripresenta sezione ritmica e fiati in una tipica ballata country -blues.

"Gipsy friday" ritorna al completo acustico; ballata solo voce e chitarra che a chiudere gli occhi fa sognare; personalmente la considero la migliore canzone di tutto il cd.

"Waitin' for the day" sembra riprendere in partenza la chiusura di "Gypsi Friday" ma vira poi verso una più classica country-song.

"Black Jack Mama" si sviluppa come un variopinto quadretto country-blues, con tanto di morale finale.

"When your dream lovers die" rappresenta il classico componimento del "poeta"; il finale recita testualmente: "Perhaps when you watch all your dream lovers die/ You'll decide that you need a real one."

"Colorado bound" meditativa e struggente, è come una lettera, che evoca, richiama e riporta ad un altro tempo, in un altro luogo, nella solitudine tipica degli "hobo".

"Big country blues" riporta alle più classiche ballate country.

"Black crow blues" inzia così: "Babe don't lie lonesome after I'm gone/ Don't mourn your young life away" per poi proseguire parlandoci al cuore come solo una poesia potrebbe fare.

Alla fine dell'ascolto la consapevolezza di aver ascoltato canzoni "vere", segnate da un che di misterioso e malinconico.

Canzoni che si amano presto, così come troppo presto il "poeta" ci ha lasciati.

Ora, anche se un po’ tardi,  Townes è uno dei nostri preferiti.

 

www.townesvanzandt.com

 

 

 


 

MUSIC FOR TONNO…

IL DISCO DEL MESE

ALLMAN BROTHERS BAND

”LIVE AT THE ATLANTA INTERNATIONAL POP FESTIVAL”

 

 

Questo disco ha avuto le seguenti valutazioni sulla stampa cosiddetta, "specializzata":

IL BUSCADERO: ****1/2  SU *****

JAM: 8/9 SU 10

TUTTO: **** SU *****

Ha poi avuto nomination in quasi tutte le rubriche musicali dei maggiori mensili e settimanali: "Io Donna", "Sette", "Flair", "Musica - Repubblica".

Evidentemente il progetto aveva forte presa sin dalla sua ideazione, ed i risultati hanno superato le più ottimistiche previsioni.

Un cenno storico anzitutto.

I fratelli Allman Greg (tastierista e cantante) e Duane (chitarrista) hanno avuto il merito storico di aver contribuito con la loro band alla creazione di un nuovo genere musicale passato sotto il nome di "Southern Rock". Il loro rock-blues potente e arrotato su assoli di chitarra e batteria raggiungerà l'apice del successo con un album live che viene unanimemente considerato il miglior album dal vivo della storia della musica made in USA dal titolo "LIVE AT FILLMORE EAST".

Registrato  tra il 12 e il 13 marzo 1971 dopo due soli album di studio("The Allman Brothers Band" e "Idlewild South"  datati rispettivamente 1969 e 1970)  "LIVE AT FILLMORE EAST"  spedisce la Allman Brothers Band direttamente nell'olimpo delle grandi Band di ogni tempo della musica mondiale.

La loro musica e fatta di lunghissime jam dove le chitarra di Duane e di Dickey Betts regnano incontrastate per minuti interi... fino a comporre concerti che, normalmente durano ore... parecchie ore.

Non è un caso che la maggior parte dei pezzi della A.B.B. raggiungono facilmente i venti minuti... e più.

E, quasi sempre, i pezzi lunghi e jammati tipo "Whipping post" versione di "FILLMORE" che dura ben 23:03 vi lasciano incollati esterrefatti e increduli al vostro lettore cd senza darvi altra possibilità di scelta.

All'apice del successo della A.B.B., nell'ottobre del 1971, Duane Allman perde la vita in un incidente motociclistico. Nell'ottobre del 1972 muore il bassista Berry Oakley sempre in un incidente motociclistico e a poca distanza dal luogo che vide morire Duane.

Gregg Allman raccoglie ciò che resta della A.B.B. e alla fine decide di proseguire... tanto che, proprio nella scorsa estate è uscito l'ultimo cd della Band, dal titolo "HITTIN'THE NOTE" di cui i critici musicali di mezzo mondo hanno scritto un gran bene.

Ritornando ai ’70, proprio nel periodo di maggior espressione artistica musicale della ALLMAN BROTHERS, il gruppo viene invitato all'INTERNATIONAL POP FESTIVAL DI ATLANTA.

La loro storia è solo agli inizi, ma già ha un buon seguito di pubblico, e dopo questo festival del luglio 1970 il fenomeno A.B.B. diventerà una grande e conosciuta realtà.

La band viene chiamata a suonare alla prima giornata del Festival il 3 luglio del 1970.

Addirittura il 5 luglio sono proprio loro ad aprire la giornata di chiusura del Festival. Il loro concerto inizia alle 3,50 di notte!!! Cose che succedevano solo in USA e solo ai bei tempi di questi raduni musicali che hanno poi fatto storia.

La A.B.B. si presenta ad Atlanta con la sua formazione migliore, quella che poi registrerà anche il mitico "AT FILLMORE EAST"; quindi Duane Allman - chitarra, Gregg Allman – tastiere-voce, Dickey Betts - chitarra, Berry Oakley - basso, Butch Trucks - batteria e Johnny Johanson – batteria con la partecipazione straordinaria di Thom Doucette all'armonica.

Poche ore dopo di loro avrebbero calcato il palco del Festival di Atlanta artisti del calibro di Jimi Hendrix, e B.B. King per far solo due nomi.

Il live di ATLANTA pare sia saltato fuori da un  archivio “sepolto di polvere” della Columbia. Nonostante gli anni il master di registrazione si è mantenuto pressoché intatto regalando  un ottimo standard qualitativo al prodotto rimasterizzato.

L'album si sviluppa quindi su due cd. Uno per la performance del 3 e uno per quella del 5. Difficile scegliere il migliore...

Senz'altro da sottolineare una versione monumentale di "Mountain Jam". Nel concerto del 5 luglio si raggiunge il record di durata... ben 28 minuti con un piccolo intervallo al minuto 17 per via della pioggia... con tanto di speaker che annuncia la momentanea sospensione!

In 28 minuti, una canzone e tutta la forza esplosiva di un suono che riesce difficile spiegare con le parole.

Certo il doppio ha il suo bel prezzino (22,00 € nei grandi magazzini)... ma vale la spesa... fino in fondo.

Altrimenti, per familiarizzare con il grande southern rock della A.B.B., (e anche più economico) ripiegate sulla versione mid-price di “LIVE AT FILLMORE EAST”, con soli 9 € vi troverete tra le mani una gran disco (all’epoca uscì in doppio LP).

Attenzione. Del “FILLMORE” è in circolazione anche la versione “DeLuxe”, doppio cd… e prezzo che ritorna a salire.

Per chi già li conosceva il nome  è una garanzia, per chi li volesse scoprire, beh, altre parole non servono.

 

NEL PROSSIMO NUMERO: ALLA SCOPERTA DEI GOV’T MULE E DEL LORO TRIPLO CD “THE DEEPEST END”.

 

 


I PIU’ GETTONATI IN CASA TONNUTO NEL MESE DI GENNAIO 2004

 

1)     TOWNES VAN ZANDT – “IN THE BEGINNING” “LIVE AT McCABE’S”

2)     PIPPO POLLINA – “ASPETTANDO CHE SIA MATTINA” “RACCONTI BREVI”

3)     GOV’T MULE – “THE DEEPEST END”

4)     MINK (WILLY) DEVILLE – “LE CHAT BLEU” (EXPANDED EDITION)

5)     ALMANN BROTHERS BAND – “LIVE AT THE ATLANTA POPO FESTIVAL”

6)     ERIC ANDERSEN – “BLUE RIVER”

7)     FABRIZIO DE ANDRE’ – “DE ANDRE’” “Vol. 8”

8)     STEVIE RAY VAUGHAN – “IN STEP” “TEXAS FLOOD”

9)     BRUCE SPRINGSTEEN – “THE ESSENTIAL”

10)    MUDDY WATERS – “AT NEWPORT 1960”

 

 

 


APPUNTI DI VIAGGIO…

 

Pomeriggio di sabato 27 dicembre. Giornata uggiosa e sonnacchiosa; dopo i bagordi di Natale e Santo Stefano. Con l'amico Buyo siamo partiti alla ricerca del Santo Gral. Sotto forma, ovviamente, di introvabile cd.

La Milano post-natalizia non è per niente la città addormentata e abbandonata che la tv ci voleva propinare.

Infatti proprio due orette prima al Tg delle 13,00 davano milioni di italiani in partenza e città svuotate... Non era proprio così. La ricerca del Gral parte dal piccolo negozietto dell'amico Roberto in quel del Jolly Music. E poi via via per altri piccoli negozietti alla ricerca dell'usato "sicuro" ma, soprattutto, impossibile da rintracciare dalle nostre parti.

Passiamo per il mitico "Nashville", e lì quella che l'amico Buyo chiama "la simpatica", alludendo al fatto che non lo sia, è perlomeno una bella presenza, dalle prosperose "risorse".

Finiamo il giro, come sempre, in Via Padova dagli amici di Metropolis.

Si riesce a mettere insieme un paio di acquisti da 9 in pagella e via... verso casa.

La Milano delle feste è la Milano delle mille luci e dei mille volti. Un caos più ordinato del solito, certo... è un sabato pomeriggio uggioso... e l'ultimo dell'anno è alle porte.

 

L'ultimo dell'anno in casa TONNUTO ci ha visto insieme a diversi amici. Piccola festicciola senza tanti fasti. La convinzione personale è sempre quella che basti una buona compagnia per riuscire a mettere in piedi una serata memorabile.

Gli ingredienti sono sempre quelli...; buoni amici, buona birra e buona musica. Io, in genere, non chiedo mai di più.

C'è, invero, la possibilità di passare per soggetto retorico.

Chi mi conosce, sa che testimonio il vero.

 

Il tempo di un sospiro e siamo già catapultati nel nuovo anno... è un piacere vedere amici che sono prossimi al battesimo del loro primogenito come gli amici Bond, o amici che, come Silvia e Teo Mimmuz e Stefy, progettano il loro futuro, soggetti come la Psycho Warren Clara prossima al traguardo della laurea, e altri amici come il mitico Faz e il Buyo con i quali condividere la passione per la buona musica, amici, amici, e ancora amici.

 

La vita è strada, non si sa quanto lunga, piena di buoni amici, buona musica e buona birra...

Comunque vada, aver passato serate coi nostri amici, davanti a buon bicchierino e con sottofondo di buona musica è qualcosa di sublime.

Buona strada.

 

 


MONDO  RINGHIO!!!!

A CURA DI

 

Cari amici bentrovati.

Iniziato bene il 2004??

Io non mi lamento... in fondo, non sono tra quanti hanno acquistato obbligazioni della PARMALAT, e quindi, posso dire di aver iniziato bene il nuovo anno.

Come avrete intuito, per questo primo pezzo dell'anno, il tema sarà proprio il crack finanziario della società di Parma.

Suvvia, sarebbe troppo facile, adesso, prendersela con il patron Calisto... in fin dei conti, cose volete che sia; ha fatto solo transitare su conti esteri qualche sommetta...  E voi??? Mai fatto del nero??? Mai evaso un cicinino??? Ma daiiii!!!

La cosa la si può buttare anche sul ridere a patto di non essere tra i creditori delle varie società (più o meno) collegate, o a patto di non essere obbligazionisti o, peggio ancora azionisti della PARMALAT.

Avessi investito i miei sudati risparmi fidandomi di qualche "astuto" promotore finanziario... beh... sarebbero cazzi amari.

Invero già trapelano le prime indiscrezioni che danno per certo il recupero di tutto quanto dovuto ai creditori, obbligazionisti compresi. Promesse??? Beh, per intanto bisogna accontentarsi di queste.

Probabilmente il buon Calisto o chi per esso sarà costretto a far rientrare dalle ferie esotiche alle Cayman buona parte della sommetta là accumulata. Dopodiché basterà rimborsare nel limite del ragionevole i creditori. A risultato ottenuto lo scandalo si sgonfierà, calerà il sipario sulla brutta storia e il buon Calisto sparirà anch'egli dalla circolazione e volerà alle Cayaman a godersi la restante parte della sommetta... che volete che sia??? Una piccola, ma proprio piccola liquidazione. E che??? Uno,  dopo anni di sudato lavoro non ha forse diritto alla sua buona liquidazione??? Certo, il povero dipendente deve pensare per tempo alla sua pensione. E quindi ecco i vari falchetti o sciacalletti sotto forma di promoters finanziari che vi propongono ogni genere di fondo pensione per il vostro futuro sereno. Vi spillan quattrini ora con una promessa (badate bene "promessa") futura. E invece, dico io, non sarebbe più semplice fare come il buon Callisto??? Diventiamo tutti imprenditori e poi via via di corsa tutti alle Cayman...

E pensare che il comico Beppe Grillo la storia delle Cayman l'aveva nel repertorio dei suoi spettacoli sin dall'ormai lontano 1992. Un fondo di verità doveva pur esserci già da allora... ma, insomma, che un comico indichi la via dell'evasione para-totale beh... solo, ed esclusivamente nel paese delle banane!!

Di tutta la storia fa sorridere anche il ruolo delle due più imponenti banche mondiali, ossia la Deutsche Bank e la Bank of America.

Non che ci abbiano fatto una grossa figura. La seconda soprattutto. Insomma, la storia del fax fasullo (fatto con uno scanner... ma dai!!!) non è mai stata bene chiarita.

Dicono oggi le "gazzette" che, in realtà, le due banche più importanti del mondo già prima dello scoppio dello scandalo qualcosa sapessero.

Da "Il Sole 24 Ore" di sabato 10 gennaio 2004: "CRACK PARMALAT. Ispezione a Bank of America, ipotesi connivenza".

Insomma, non so a voi, a me la parola connivenza fa sempre uno strano effetto. Non so come definirlo...sento puzza di marcio... forse marcio è proprio il termine ideale.

Comunque sia, la storia è ancora tutta ben da ricostruire nei suoi dettagli. Per ora abbiamo la sostanza. Qualcuno ha preso miliardi, qualcuno l'ha presa  in cul...

Se salterà fuori qualcos'altro ne riparleremo.

Chiudo in allegria. La storia del super EURO... mai così alto il valore della moneta europea nei confronti del dollaro.

Cazzo!!! Ci sarebbe una moneta forte in uno stato debole??? L'Europa di quelli che non si mettono d'accordo tra loro ha una moneta più forte di quella della superpotenza USA.??? Questa sì che è una notizia.

Lo scrivo ora... ma era chiaro già da prima.

La verità è che il valore dell'EURO lo stabiliscono gli USA, come e quando gli pare. Se serve debole lo rendono tale, se serve forte gli danno vitamine.

Altro che super EURO. E' il buon vecchio BUSH, sempre lui che ce lo sta mettendo in quel posto, di nuovo, come sempre.

Saluti a tutti amici... non temete. Il peggio è ancora da vedersi.

 


LAUREATONNA!!!!!!!

All’amica Stefy,     neo dottoressa  in economia e commercio, 
una grandissimo abbraccio e un gigantesco in bocca al lupo per il futuro…

Il TONNO si complimenta con te!!!

 

 


 

QUESTO NUMERO DEL TONNUTO E’ STATO CHIUSO IN REDAZIONE ALLE

 ORE 20,30 DEL GIORNO  27/01/2004

 

HA  FATTIVAMENTE COLLABORATO A QUESTO NUMERO (E NOI LO RINGRAZIAMO) :

 

IL PORCELLINO D’INDIA RINGHIO

L’AMICO FAZ

 

RINGRAZIAMO DI CUORE ANCHE TUTTI GLI AMICI CHE CI HANNO SCRITTO E A QUELLI CHE MAGARI VOGLIONO SCRIVERCI …MA ANCORA NON HANNO TROVATO IL TEMPO PER FARLO… SCRIVETECI!!!

CIAO RAGAZ!!

 

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